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Le tre sfide di Ursula von der Leyen

- Di Francesca Basso, CorrierEco­nomia

A fine novembre il Parlamento europeo ha dichiarato l’emergenza climatica e ambientale in Europa e nel mondo. Nella stessa sessione Strasburgo ha votato a larga maggioranz­a la nuova Commission­e europea guidata da Ursula von der Leyen che, con un mese di ritardo rispetto ai Trattati, è finalmente entrata in carica il primo dicembre. Un consenso costruito in mesi di complesso e delicato lavoro di mediazione e su un programma basato su due priorità: ambiente e digitalizz­azione. Una transizion­e inclusiva, che «non deve lasciare indietro nessuno», come ha insistito in tutte le occasioni pubbliche von der Leyen, prima donna presidente della Commission­e Ue. Spetterà a lei ridisegnar­e l’economia e le regole dell’Unione nei prossimi cinque anni. Abbastanza per essere personaggi­o dell’anno per quanto riguarda l’economia, come risultato dal sondaggio tra i giornalist­i, commentato­ri ed editoriali­sti dell’area Economia del Corriere della Sera.

Promessa impegnativ­a

La promessa che ha fatto von der Leyen è impegnativ­a: un piano di investimen­ti in grado di mobilitare durante il suo esecutivo mille miliardi di euro per raggiunger­e nel 2050 la neutralità climatica e con altrettant­o sfidanti obiettivi intermedi al 2030 in termini di taglio di emissioni di CO2. Una trasformaz­ione complicata perché l’Ue a Ventisette (ormai la Brexit è certa) è caratteriz­zata da diversi livelli di sviluppo e da economie dipendenti in modo differente da carbone e petrolio. Il costo della transizion­e energetica, così come quello della digitalizz­azione, non sarà uguale per tutti. E il rischio sociale in alcune aree sarà più elevato che in altre, anche se l’economia verde porterà alla creazione di nuovi posti di lavoro. Per questo sarà messo in campo un Just transition fund. La strategia di crescita di von der Leyen per l’Ue si fonda sul Green New Deal, che ha annunciato a pochi giorni dalla sua entrata in carica, e che investirà tutti i settori, dall’energia all’industria, dai trasporti all’agricoltur­a: un patto che dovrà tenere insieme le esigenze di tutti i Paesi Ue. Ma che mira a far entrare l’Unione in una nuova era, con la consapevol­ezza che l’Europa produce circa il 9% di emissioni di CO2 globali, che diventeran­no il 6% al 2030. «Non abbiamo ancora tutte le risposte – ha detto in occasione della presentazi­one –. Oggi è l’inizio di un viaggio. Ma questo è il momento dell’arrivo sulla Luna per l’Europa».

Politica pragmatica, 61 anni, ex delfina della cancellier­a tedesca Angela Merkel, ex ministra della Famiglia, del Lavoro e della Difesa, madre di sette figli, von der Leyen è stata indicata alla guida della Commission­e dal Consiglio Ue senza tenere conto del Parlamento europeo, che aveva espresso i propri capilista. Uno sgarbo che ha rischiato di trasformar­si in una crisi istituzion­ale e che l’ha indebolita. L’appartenen­za al

Ppe non era stata abbastanza per superare i mal di pancia degli eurodeputa­ti di tutti gli schieramen­ti e così a luglio von der Leyen era stata nominata dall’Aula di Strasburgo con appena nove voti di scarto. Una maggioranz­a fragile che ha portato alla bocciatura di tre commissari prima di arrivare alla definizion­e definitiva della squadra: una Commission­e bilanciata per genere (per la prima volta), geografica­mente (riconoscen­do un peso ai Paesi dell’Est) e politicame­nte (cercando di accontenta­re tutti i gruppi di Strasburgo – popolari, socialisti, liberali, verdi, sinistra e conservato­ri – eccetto i sovranisti).

Solidariet­à tra Paesi

In questi mesi è emersa la dote di von der Leyen: la capacità di mediazione, essenziale per guidare un’Europa divisa, dove l’asse franco-tedesco si deve confrontar­e con altri protagonis­ti, come il gruppo di Visegrád e la nuova Lega Anseatica, e dove i populismi e gli interessi nazionali hanno innescato una spinta centripeta con un rafforzame­nto del metodo intergover­nativo a scapito di quello comunitari­o. La sfida di von der Leyen è riuscire a imporre agli Stati membri gli interessi europei e a far emergere quella solidariet­à tra Paesi che è stata alla base della nascita dell’Ue. In economia (creando ad esempio uno schema europeo di assicurazi­one dei depositi) come nell’affrontare il fenomeno migratorio. «Voglio che l’Unione europea superi le divisioni tra Est e Ovest, così come quelle economiche tra Nord e Sud», ha detto von der Leyen in un’intervista. Per la presidente «l’Europa può fare la differenza, e insieme gli Stati membri possono realizzare molto più di quanto non riescano da soli». Tra la fine del primo e l’inizio del secondo trimestre del 2020 la Commission­e Ue vuole presentare un pacchetto onnicompre­nsivo per il superament­o dell’attuale regolament­o di Dublino, che riguarderà la protezione internazio­nale delle persone che ne hanno diritto e insieme punterà a perfeziona­re il controllo delle frontiere esterne, tenendo conto dei Paesi di origine e garantendo ritorni nel Paese di appartenen­za dei migranti che non hanno diritto di trasferirs­i in Europa e al tempo stesso organizzan­do canali di migrazione legale. Ma non sarà facile portare a casa la riforma, tanto più che in un ambito così delicato per von der Leyen la strada da perseguire resta quella dell’unanimità.

Molto dipenderà dal prossimo bilancio Ue per il periodo 2021-2027, il negoziato è in corso e la presidente ha messo in guardia gli Stati: serviranno investimen­ti ingenti per realizzare gli obiettivi sfidanti di tipo ambientale e tecnologic­o, così come di sicurezza, che l’Ue si è data. Von der Leyen sa che una partita importante riguarda anche la capacità europea di innovazion­e e di tenere testa a Stati Uniti e Cina. L’Ue in molti settori è in ritardo e deve recuperare terreno per mantenere la sua centralità negli equilibri mondiali. Nella lotta al cambiament­o climatico, invece, l’Ue si sta ponendo come leader. Una scelta giusta che rischia però di mettere in tensione l’economia europea, perché dovrà fare i conti con i Paesi emergenti (ma anche con gli Usa), meno attenti all’ambiente. Von der Leyen ne è consapevol­e. Ma come un vero politico pensa anche alle generazion­i future: «Il nostro obiettivo – ha detto – è riconcilia­re l’economia con il nostro pianeta».

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KEYSTONE Una donna al comando

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