Dire pane al pane
In panetteria il discorso di Capodanno di Simonetta Sommaruga
La presidente della Confederazione ha scelto la metafora della bontà per invitare a considerare il benessere comune
Berna – Il nuovo anno potrà essere effettivamente buono solo se lo sarà per tutti – “noi e gli altri” – ma anche per le generazioni future e per il nostro pianeta. È con questo spirito che la presidente della Confederazione per il 2020, Simonetta Sommaruga, ha voluto rivolgersi ai radioascoltatori e telespettatori delle emittenti pubbliche nella tradizionale allocuzione di Capodanno. Sommaruga, a partire dalla scelta di registrare l’intervento sullo sfondo di michette e baguette, ha scelto il pane come metafora del benessere e della felicità, ossia di un anno effettivamente “buono”.
“Forse – ha detto Sommaruga – anche se abbiamo successo nel lavoro, buoni voti a scuola e, magari, se alla sera andiamo in panetteria e troviamo ancora il nostro pane preferito… Ci rendiamo naturalmente conto che l’anno dovrebbe essere buono anche per tutte le altre persone – che anche loro vorrebbero essere felici e in salute […]. Solo che non sappiamo bene da dove iniziare per metterlo in pratica”. Proponendo una sorta di parabola laica in cui spicca l’umanità del “suo” panettiere, attento ai desideri dei clienti – che non si limitano alle torte e al pane, ma che comprendono soprattutto un “sorriso”, o “due parole amichevoli” – Sommaruga ha confidato: “Compro il pane spesso nella panetteria di quartiere, compro lì anche gli amaretti fatti in casa che mi piacciono tanto. Mi rendo conto, che ogni volta che mi trovo lì, ricevo molto di più di quello che chiedo”. Sommaruga ha invitato tutti a riscoprire la benevolenza, troppo trascurata, del panettiere: “Tutti i clienti vengono accolti con un sorriso, molti addirittura chiamati per nome”.
Ma il pane non è soltanto metafora: è un alimento di base e “molti non hanno nemmeno questo. Sono grata che nel nostro Paese tutti possano comprarsi il pane”.
Alimento più di altri depositario di simbologia universale e fulcro di una cultura millenaria. Frutto del lavoro misconosciuto di braccia che, dalla semina alla definitiva cottura, provvedono al benessere comune. Per questo, ha osservato la presidente della Confederazione, “desidero che il prezzo sia giusto, anche per chi coltiva e raccoglie il grano. Sì, un prezzo giusto che rispetti la Terra e la vita sul nostro pianeta.
“Tutti noi desideriamo infatti che anche i nostri nipoti, come pure i nipoti di tutto il mondo, possano continuare ad augurarsi ‘Buon Anno’ anche in futuro”. “In fondo, sappiamo tutti che per stare bene noi, devono stare bene anche gli altri”.