Netanyahu cerca riparo
Tel Aviv – Benjamin Netanyahu cerca riparo nell’immunità parlamentare. A un mese dalla incriminazione per corruzione, frode ed abuso di ufficio, il premier israeliano ha annunciato ieri di volersi avvalere della protezione legale accordata ai membri del parlamento. “Mi accingo a rivolgermi al presidente della Knesset Yoel Edelstein – ha detto in un discorso trasmesso in diretta dalle televisioni israeliane – per avvalermi del mio diritto, che è anche il mio dovere e la mia missione, per restare al servizio dei cittadini di Israele”. E soprattutto per garantirsi una “tranquilla” campagna elettorale in vista del voto anticipato di marzo, per il quale è stato confermato candidato del Likud avendo stravinto le primarie del partito. “La legge sulla immunità – ha affermato Netanyahu – è stata intesa per proteggere i rappresentanti del popolo da indagini pretestuose, da incriminazioni di carattere politico il cui scopo è di andare contro il volere del popolo”. Il premier ha quindi lamentato che nei suoi confronti ci sia stata “una applicazione selettiva” della legge, accompagnata da “fughe di notizie continue e tendenziose, e da un lavaggio collettivo del cervello per creare una sorta di tribunale da campo”. Netanyahu ha quindi osservato che l’immunità, se gli sarà concessa, avrà comunque un carattere temporaneo. Al suo termine egli intende dunque presentarsi in tribunale “per fare a pezzi” tutte le accuse nei suoi confronti.
Va da sé che ben pochi gli credono. E nello stesso Likud (dove Netanyahu è principalmente garanzia di voti), e naturalmente nelle opposizioni. Benny Gantz, leader del partito centrista Blu Bianco, ha detto che farà tutto il possibile alla Knesset per impedire che al premier sia concessa l’immunità.