Una ‘Promenade’ errante
‘I Quadri di un’esposizione’ al Concerto di San Silvestro dell’Orchestra della Svizzera italiana L’impressionismo sperimentale di Musorgskij, il celebre Bolero di Ravel e alcuni bis della tradizione viennese per un concerto privo di scelte interpretative
Lasciando alle spalle i passi incuriositi che hanno posato lo sguardo sulle strepitose opere del Museo, alla sinistra il fiume ci invita al pensiero e di fronte a noi un giardino che i secoli hanno distrutto e riscoperto, ci incamminiamo verso l’Orangerie. Non importa sapere dove ci troviamo, riconoscere i nomi, la lingua o altro: quello che interessa in quel momento è il continuo ripresentarsi d’immagini che grandi artisti hanno impresso sulla tela e nei nostri sguardi. La Promenade è il sonno che accompagna il passaggio tra una visione e l’altra, il momento in cui prendere coscienza di quello che i nostri organi hanno portato alla nostra consapevolezza. Arrivati all’Orangerie di questo palazzo reale oggi musealizzato, come fu per i primi ascoltatori de ‘I Quadri di un’esposizione’ di Modest Musorgskij, ci si attenderebbe di proseguire con le sensazioni assaporate: la storia dell’arte, l’antichità scultorea equilibrata dei greci, i tratti bizantini del Duecento italiano fino agli splendidi fiamminghi del Settecento. Invece, con grande stupore, si scopre l’enorme opera di Nuvole e Ninfee di Claude Monet. Questa è la chiave di lettura dell’opera più conosciuta dell’autore presentato dall’Osi al concerto di San Silvestro al Lac. Musorgskij presenta una serie di rappresentazioni estrapolate dalla visione di quadri visti, non necessariamente in una sala museale reale, e inseriti in una Promenade molto riconoscibile per definire gli spazi e le sensazioni. L’opera presentata quindi si distacca nettamente da un romanticismo trionfalista coevo per immergere l’ascoltatore nell’impressionismo sperimentale. Essendo che la chiave di lettura dell’opera è diversa; calcolando che l’originale è composto per pianoforte solo; comprendendo che è a Maurice Ravel, che è data la più straordinaria orchestrazione dell’opera stessa, ci si rende conto di quanto debole sia stata l’interpretazione del direttore Krzysztof Urbanski. Personalmente non apprezzo il non stile direttorio svolazzante che visualizza un’orchestra, per altro molto sinfonica, che interpreta e risponde alla partitura mentre la bacchetta guarda altrove. Il problema non è l’opinione sullo stacco metronomico, sui respiri orchestrali o altre decisioni che lasciano spesso uno spazio d’individuale scelta. Il problema, in questo caso, è che l’esecuzione era priva di chiare scelte: non sono riuscito a comprendere nessuna chiave di ragionamento interpretativo, non ho compreso il dialogo dei tempi e dei momenti di un’opera che di suo avrebbe una struttura insita che è stata a tratti bloccata senza motivo. La chiave di lettura di quest’opera musicale è impressionista, non può essere completamente priva di agogica, anche dove, sulla partitura originale pianistica, vi sono delle chiare indicazioni interpretative…
Alla fine il concerto ha proposto il famoso Bolero di Maurice Ravel e un paio di attesi bis della tradizione Viennese. La Promenade di questo San Silvestro mi ha portato ad errare tra note che ammetto non aver capito su e sotto che direzione fossero eseguite, mi limito a ricordare più di una decina di scelte interpretative, tra loro diverse, sia pianistiche che orchestrali, e a rimanere nel dubbio di essere incapace di comprendere, per l’ennesima volta, un direttore d’orchestra che copre molte lacune professionali con una strepitosa capacità teatrale autocentrata.