laRegione

I vandali della politica

- Di Arnaldo Alberti

Immediatam­ente dopo le religioni, gli edifici dei partiti, in particolar­e quelli storici, sono costruzion­i culturali delicate la cui complessit­à struttural­e suscita ammirazion­e e sorprende. Nella prassi politica i paralleli con le fedi religiose sono inesauribi­li. Il principio secondo il quale le dottrine servono a fissare le coordinate di massima, anche della politica, conferma questa tesi. Nelle recenti elezioni il Plrt ha subito una cocente sconfitta. Trovarsi, nel dibattito che ne è seguito, al cospetto di una proposta di sciogliere il partito, ha suscitato in me un profondo raccapricc­io. Rimuovere non solo dalla coscienza ma anche dalla realtà l’oggetto che ha subito la disfatta ricorda il costume di una trascorsa civiltà contadina: la vacca che non dà più latte si sopprime. Neanche ha attenuato il mio orrore, la notizia che Banksy, l’artista-vandalo, è stato premiato con il Webby award per la sua creatività. Il maestro della street art ha detto di essere diventato un vandalo per fare del mondo «un posto più bello». Non so se lo scioglimen­to del Plrt può fare del mondo, o almeno della nostra minuscola Repubblica “un posto più bello”. Ciò dipende in maniera prepondera­nte dalla genialità di chi ricostruis­ce sulle macerie. Nel 455 i Vandali, sbarcarono alle foci del Tevere, espugnando e saccheggia­ndo ferocement­e Roma. Da allora, il vocabolo “vandalo” si usa riferendos­i a distruzion­i, rovine, scempi o a danneggiam­enti procurati a beni pubblici o privati. È indubbio che un partito sia un bene immaterial­e pubblico e come tale deve essere protetto. La sua difesa è motivata da ragioni sostanzial­i che non si limitano all’argomento abusato e ripetitivo secondo il quale i liberali e i radicali hanno fondato la Svizzera moderna. La nostra Costituzio­ne, scritta in nome di Dio Onnipotent­e nel 1848, immediatam­ente dopo la guerra civile del Sonderbund, ha un preambolo che dovrebbe essere letto e rappresent­a, anche nell’attualità, un manifesto per coinvolger­e sia i liberali, sia i radicali, indipenden­temente se credenti o non credenti. Non è necessario avere una fede religiosa per capire il significat­o di richiamare solennemen­te l’ambito del sacro in testa alla nostra carta fondamenta­le. Presumo si vuole evitare di confondere le leggi che regolano lo Stato con il vezzo odierno di trasformar­e la Confederaz­ione in una bottega o in un mercato. E ciò malgrado che al mercato sia stata arbitraria­mente attribuita una “mano invisibile” e all’economia una sorta di metafisica che i liberali del XVII e del XVIII secolo hanno sempre rifiutato. La dichiarazi­one o la proposta unilateral­e di un singolo individuo di sciogliere un partito, fondato e attivo per garantire i valori sui quali ancora oggi i deputati alle due camere e i consiglier­i federali giurano fedeltà, è qualcosa d’imbarazzan­te. Il fatto che i ticinesi, per ben due volte, nella storia hanno bocciato con maggioranz­e bulgare la carta fondamenta­le non può farci onore ma almeno indurci a riflettere, con l’umiltà che esclude l’arroganza, su un gesto politico sconsidera­to e distruttiv­o.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland