Agricoltura in Amazzonia
Nonostante il caldo umido della foresta pluviale amazzonica e il sudore che le gocciola dalla fronte, Joselia Souza Amori lavora con entusiasmo la terra fertile e scura. Con gesti rapidi e precisi strappa le erbacce tra i germogli di pomodoro, cavolo e manioca. Al centro di un campo circolare del diametro di sedici metri, una quindicina di galline razzola dietro a un recinto di filo metallico. Ai margini dei campi, molto vicino alla casa di famiglia in mattoni, si trova un pannello solare. «Abbiamo avviato questo progetto di produzione agro-ecologica integrata e sostenibile (Produção Agrícola Integrada e Sustentável - Pais) nel 2017», spiega la donna quarantaseienne. «L’acqua per l’irrigazione proviene dalla nostra cisterna, grazie a una pompa a energia solare». Il campo non è grande, ma permette alla famiglia di nutrirsi con prodotti sani e di vendere quelli in eccedenza al vicinato. «E se abbiamo abbastanza da mangiare, non dobbiamo tagliare la foresta per coltivare la terra o tenere il bestiame!». Benvenuti a Pioneira, al chilometro 25 della strada Transamazzonica, nello Stato del Pará, nel cuore dell’Amazzonia brasiliana. Fondata nel 1966, questa comunità rurale comprende oggi 64 famiglie contadine che vivono principalmente di cacao, riso, fagioli e bestiame. È stato il Movimento delle vittime degli sbarramenti (Mab), un’organizzazione partner brasiliana di Sacrificio Quaresimale, che nel 2017 ha convinto tredici famiglie a impegnarsi in piccole produzioni agro-ecologiche. «L’obiettivo del Pais è contribuire alla sicurezza alimentare e generare reddito», spiega Jackson Dias, coordinatore del Mab per la regione di Altamira. Concorre inoltre a ridurre la deforestazione e a contrastare l’uso massiccio di prodotti chimici in agricoltura, che hanno un grave impatto sull’ambiente e sulla salute delle persone che producono e consumano questi alimenti. La tecnologia sociale Pais sviluppata nel 1999 da Aly N’diaye, ingegnere agrario senegalese, permette inoltre di integrare l’uso di tecnologie alternative per la produzione di energia elettrica. «Nel caso di Pioneira, l’energia solare non ha come unico obiettivo di compensare la mancanza di connessione alla rete o il prezzo elevato dell’elettricità nella regione», precisa Dias. «È anche un atto militante dimostrare che esistono alternative economicamente valide che non hanno effetti negativi sull’ambiente come la centrale idroelettrica di Belo Monte.
Iniziata nel 2011 sul fiume Xingu, la costruzione della diga di sbarramento del “Belo Monstre”, il “Mostro Bello” come viene soprannominata dai suoi critici, raggruppa su di sé innumerevoli critiche per le sue conseguenze a livello ambientale, economico, sociale e culturale per migliaia di persone.
Contadini a difesa della foresta
«I lavori della diga sono stati interrotti più volte da ordinanze dei tribunali perché le norme ambientali non erano state rispettate e le promesse fatte alla popolazione locale e alle popolazioni indigene della regione non erano state mantenute», afferma Elisa, coordinatrice del Mab Altamira. Tuttavia, le autorità non ritengono che vi siano motivi sufficienti per impedire la messa in servizio della terza centrale idroelettrica più grande al mondo entro la fine del 2019. La Chiesa cattolica locale aveva già riconosciuto la minaccia all’inizio degli anni 2000. «Fu padre Alirio, che celebrava la messa a Pioneira, ad avvertirci dei pericoli di un’opera faraonica», ricorda Francisca Zelda Moreira, una degli abitanti di Pioneira. «Lui e un altro sacerdote, padre Oscar, sono quelli che ci hanno informato dell’esistenza del Mab nel 2003».
«Quando i responsabili del Mab ci hanno fatto visita e ci hanno suggerito di allestire il Pais, ho capito subito che questo progetto mi avrebbe restituito il mio orgoglio di agricoltore», spiega Everaldo Souza Amori, marito di Joselia Souza Amori.