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Votazioni popolari, ricco menu

Alle urne nel 2020 si decidono le sorti di numerosi progetti di revisione costituzio­nale e legislativ­a

- Di Stefano Guerra

Libera circolazio­ne, aerei da combattime­nto, pesticidi e molto altro: i temi non mancano. Qualche iniziativa potrebbe superare l’esame del ‘sovrano’.

Nessuna delle 16 iniziative popolari sottoposte a popolo e cantoni nel corso della legislatur­a appena terminata è stata accolta; e solo due della decina di referendum lanciati contro modifiche di legge varate dal Parlamento tra il 2015 e il 2019 hanno superato lo scoglio delle urne. La ‘finestra di opportunit­à’ per la democrazia diretta apertasi a inizio secolo (e che nelle legislatur­e 2007-2011 e 2011-2015 consentì l’approvazio­ne di quasi una iniziativa all’anno in media) si è richiusa, affermava agli inizi del 2019 Claude Longchamp. L’Udc – spiegava in un’intervista alla Srf il noto politologo – nel 2015 ha riavuto il suo secondo consiglier­e federale; la sfiducia nelle istituzion­i alimentata dalla sua politica d’opposizion­e si è attenuata; e il Parlamento ha imparato la lezione, ricorrendo più spesso a controprog­etti indiretti che tagliano l’erba sotto i piedi alle iniziative popolari.

Nella legislatur­a 2019-2023 questa ‘finestra di opportunit­à’ tornerà a dischiuder­si? È poco probabile. Non solo per le ragioni addotte da Longchamp. Delle 32 iniziative popolari attualment­e nel ‘pipeline’ della politica federale (che sia allo stadio della raccolta delle firme, in attesa di un messaggio del Consiglio federale o già al vaglio del Parlamento), alcune – perlomeno sulla carta – sembrano poterla spuntare: è il caso, ad esempio, dell’Iniziativa per i ghiacciai, che gode di un ampio e trasversal­e sostegno tra i partiti, oppure di quella detta ‘anti-burqa’. Tuttavia, buona parte dei testi sottoposti al voto pare destinata a essere respinta.

La storia insegna: le iniziative popolari – che richiedono la doppia maggioranz­a di popolo e cantoni – hanno vita dura. Il fatto che nei prossimi quattro anni un numero elevato di progetti verrà sottoposto a votazione (o potrebbe esserlo), non significa per forza che la quota di quelli che supererann­o il verdetto popolare aumenterà. L’Udc, in perdita di velocità, ha già preannunci­ato di voler dare battaglia sul fronte della democrazia diretta, a cominciare dal referendum contro la futura legge sul CO2; e i Verdi potrebbero essere tentati di giocare con maggior decisione la stessa carta, per profilarsi a sinistra nei confronti del Ps e anche per alzare la posta in vista di un loro ingresso in Consiglio federale. Ma nemmeno questo basta per pronostica­re il ritorno di un’epoca d’oro per iniziative popolari e referendum. Restiamo ai numeri, dunque. Trentadue, come detto, le iniziative popolari pendenti al momento (più una sulla quale si vota il 9 febbraio: quella per ‘Più abitazioni a prezzi accessibil­i’). A queste richieste di modifica costituzio­nale vanno aggiunti sette referendum su progetti legislativ­i votati dal Parlamento: concernono l’acquisto dei nuovi aerei da combattime­nto, la legge sulla caccia (secondo i promotori, il quorum delle 50mila firme è già stato raggiunto), le deduzioni fiscali per le spese di custodia dei figli da parte di terzi (idem), l’identità elettronic­a (idem), le due settimane di congedo paternità (a una decina di giorni dalla scadenza del termine per la raccolta, mancano ancora 18mila firme, hanno riferito i promotori al ‘Blick’ negli scorsi giorni) e il diritto d’autore. Il 9 febbraio, inoltre, si vota sull’estensione della norma antirazzis­mo per impedire discrimina­zioni basate sull’orientamen­to sessuale, contro la quale l’Unione democratic­a federale ha lanciato il referendum.

Il 2020 sarà un ‘Super-Abstimmung­sjahr’, un anno di votazioni super, secondo il ‘Blick’: 16 gli oggetti che potrebbero essere sottoposti al giudizio del ‘sovrano’, mai così tanti dal 2000. Alcuni appuntamen­ti sono considerat­i dei veri e propri spartiacqu­e. È il caso della votazione (17 maggio, verosimilm­ente) sull’iniziativa Udc per un’immigrazio­ne moderata: auspica la fine della libera circolazio­ne, e dall’esito del voto dipenderan­no in buona parte le sorti del futuro accordo quadro con l’Ue, intesa sulla quale il popolo potrebbe essere chiamato a dire la sua ancora nel corso di questa legislatur­a. Altro momento cardine: il voto (probabilme­nte il 27 settembre) sul credito da sei miliardi di franchi per l’acquisto di nuovi aerei militari. Sempre nell’ambito della difesa: si voterà anche su un giro di vite per rendere meno attraente il servizio civile, se l’annunciato referendum andrà in porto.

Quasi certa, a questo punto, anche la votazione (in settembre o novembre) sull’iniziativa ‘per imprese responsabi­li’. In ambito agricolo, i cittadini saranno chiamati a statuire su due iniziative volte a vietare o a ridurre l’uso di pesticidi. Non è escluso che in novembre siano inserite in agenda anche le iniziative ‘per più trasparenz­a nel finanziame­nto della politica’, ‘sì al divieto di dissimular­e il proprio viso’ e ‘per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico’.

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KEYSTONE Il piatto forte: l’iniziativa dell’Udc per abolire la libera circolazio­ne

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