Dalla chiusura della Cima Norma alle sfide future
Mentre il primo numero della rivista risale a gennaio 1970, il vero momento in cui la Commissione propaganda della Pro Blenio ha avanzato l’idea di fondare un giornale è stato il 30 novembre 1969, durante una riunione ad hoc organizzata al Ristorante Corazzini di Dongio, proprio nel paese in cui si trova attualmente la sede della redazione composta da Mara Zanetti Maestrani (responsabile), Nelly Aspari (segretaria-amministratrice), Davide Buzzi, Vilmos Cancelli, Marina Poma e Tarcisio Cima. In quegli anni la valle viveva un periodo di trasformazione ma anche di incertezza, e temeva lo spopolamento. Da una parte a incombere sull’economia della valle vi era la recente chiusura, nel 1968, della fabbrica di cioccolato Cima Norma. Ma anche la prospettata crisi delle Terme di Acquarossa realizzate a fine 1800, la soppressione della linea ferroviaria e la chiusura di alcune industrie.
In che clima, 50 anni dopo, si trova ora la Valle di Blenio? Lo abbiamo chiesto proprio a Tarcisio Cima, già capo Ufficio cantonale regioni di montagna. «La valle è tutt’altro che morente, anche se è piena di difficoltà visibili a tutti, soprattutto dal punto di vista del turismo e della sopravvivenza degli esercizi pubblici», risponde. «Regge però il confronto con altre regioni simili a livello svizzero ma anche europeo. Possiamo infatti dire che le cose funzionano dignitosamente dal punto di vista economico e socioculturale». C’è insomma fermento, grazie alla nascita di molte attività e iniziative. «Le difficoltà dei commercianti sono le stesse vissute anche nei centri urbani», aggiunge Cima. Se da una parte il cambiamento rappresentato da internet e dagli acquisti online può mettere in crisi, dall’altra secondo il nostro interlocutore nei tre comuni bleniesi sono molte le iniziative che nascono per cercare di trovare forme di aggregazione alternative, come feste e animazioni socioculturali che richiamano molta gente. Anche la rivista cerca di dare un contributo in tal senso: «Cerchiamo di dare voce e infondere un minimo di coraggio agli operatori pubblici e privati per andare avanti in questa direzione», aggiunge Cima.