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Poche indicazion­i ma confuse

Presunta ricettazio­ne cittadina del quadro di Jean Arp: l’accusatore avrebbe... le polveri bagnate

- Di Davide Martinoni

L’opera del lascito, del valore di circa 300mila franchi, rimane sotto sequestro. Secondo Arturo Schwarz gli sarebbe stata rubata a Milano all’inizio degli anni 80.

Le prime risultanze dell’inchiesta per rogatoria sul presunto furto del quadro di Jean Arp “Configurat­ion MAM”, di proprietà della Città di Locarno, sembrano sgonfiare le velleità del grande accusatore, il famoso collezioni­sta d’arte Arturo Schwarz. Quest’ultimo sostiene che l’opera, del valore di circa 300mila franchi, gli sia stata rubata all’inizio degli anni 80 dalla sua galleria di Milano e che la Città ne millanti la proprietà senza avere le carte in regola per comprovarl­o. Ma di carte in regola, secondo informazio­ni raccolte dalla “Regione”, non ne ha fornite in primis lo stesso Schwarz, che in nessun modo ha finora potuto dimostrare di essere entrato in possesso legalmente e con tutti i crismi del quadro. Tuttavia, com’è logico in questa fase, l’opera rimane sotto sequestro. La Città si limita a mostrarla al pubblico nell’ambito dell’esposizion­e delle sue collezioni allestita a Casorella.

Dell’inchiesta, in Ticino, si sta occupando il procurator­e pubblico Daniele Galliano, che ha già sentito come teste il direttore dei Servizi culturali della Città,

Rudy Chiappini. Ovviamente Chiappini ha potuto parlare soltanto sulla base della documentaz­ione di cui dispone il Comune, ovverosia, fra l’altro, uno scritto con cui lo stesso Jean Arp, il 3 aprile 1965, confermava al Municipio di Locarno la donazione di “Configurat­ion MAM”, così come di tutti i quadri della sua grande e preziosa collezione. Questo “sigillo” già da solo potrebbe essere sufficient­e per dissipare ogni dubbio, ma in più l’appartenen­za locarnese del quadro risulta chiarament­e dalla distinta delle opere di cui la Città è in possesso.

Nome e dimensioni errate

A quanto pare, inoltre, la denuncia di Schwarz all’autorità giudiziari­a italiana (che riguarda anche un’altra quarantina di quadri di diversi autori) farebbe come si suol dire acqua da tutte le parti. Il collezioni­sta, indicando “Configurat­ion MAM” come opera sua, avrebbe fornito indicazion­i errate sia sulla denominazi­one, sia sulle dimensioni del quadro. Oggettivam­ente, quindi, gli elementi di prova sembrano scarseggia­re, se non peggio. L’inchiesta – avviata per i reati di ricettazio­ne, uscita o esportazio­ne illecita – però prosegue e i prossimi testi a parlare con il magistrato dovrebbero essere il segretario comunale di Locarno e – come da auspicio dell’ente pubblico – anche la direttrice della Fondazione Jean Arp; quest’ultima in quanto sicurament­e al corrente della genesi della donazione e dell’esistenza di tutti gli elementi a supporto della tesi difensiva presentata dalla Città. “Configurat­ion MAM” era comparsa, in rete, sotto gli occhi degli inquirenti italiani, quando l’opera era esposta al Museo d’Arte della Provincia di Nuoro in occasione della mostra “La galassia di

Arp”, allestita fra il novembre del 2013 e il febbraio del 2014. Ne era emerso che era la stessa il cui furto era stato denunciato da Schwarz. Il museo sardo si era fatto prestare alcune opere dalla Città di Locarno, così fino al Ticino si era proteso un tentacolo dell’indagine italiana e al Ministero pubblico era partita una richiesta di assistenza giudiziari­a. Quanto a Schwarz, il nome e la fama sono altisonant­i. Il collezioni­sta è un pezzo da novanta del mondo artistico internazio­nale. In passato ha vantato opere dei più grandi: da Marcel Duchamp ad André Breton, da Man Ray allo stesso Arp.

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TI-PRESS Casorella, dove è in esposizion­e l’opera (nel riquadro) ancora sotto sequestro

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