Renzetti e il suo Galibier
Per la 10ª volta di fila il ‘Près’ ha iniziato l’anno con l’onore e l’onere di reggere il presente (e il futuro) dell’Fc Lugano
Non se l’era immaginato così, l’inizio di 2020 Angelo Renzetti. No, perché come ha più volte lui stesso dichiarato, il 65enne imprenditore credeva davvero che non sarebbe stato più lui il presidente del Lugano nell’anno nuovo, perché mai si era sentito così vicino alla cessione della società che guida dal 2010. Invece, la cordata anglo-scozzese si è rivelata l’ennesimo buco nell’acqua e Renzetti ha iniziato il decimo anno consecutivo sulla giostra bianconera, con l’onore e l’onere di tenere tra le mani il presente (e il futuro) dell’Fc Lugano.
‘Ero sicuro di vendere ma le persone serie nel calcio sono poche. La squadra? Senza paura al 4° posto’.
«Una bella giostra, ma anche faticosa, tanto che ammetto di esserci arrivato un po’ in apnea al cambio d’anno – ci spiega il numero uno bianconero, impegnato anche nella riabilitazione dall’operazione all’anca alla quale si è sottoposto a dicembre –. Tutti pensano che non voglio vendere, ma in realtà stavolta ero il primo a essere convinto che l’operazione potesse andare in porto. Avremmo dovuto chiudere il 6 dicembre, ora siamo a gennaio e nessuno si è più fatto vivo, per cui la questione è archiviata almeno fino a giugno, stava diventando una barzelletta. In ogni caso quanto successo ha per l’ennesima volta dimostrato che le persone serie nel calcio sono poche e trovarle non è facile». Nuovo anno significa anche buoni propositi e per il presidente di un club come quello sottocenerino il desiderio primario non può che essere uno: rimanere nell’élite rossocrociata. Un traguardo da raggiungere dalla scrivania ancora prima che sul campo, con l’ottenimento della licenza per continuare a disputare la Super League, che per quanto ottenuta senza problemi per quattro anni di seguito – due dei quali con tanto di Europa League e conseguenti impegnative richieste dell’Uefa in materia di Fair Play Finanziario –, come fa notare il “Près” «non è mai scontata. Non sono preoccupato, ma rappresenta sempre un onere importante, un po’ come se in bici devi affrontare il Galibier. Il fatto di essere riusciti a ottenerla in prima istanza e senza riserve per quattro anni è molto positivo a livello di credibilità, ma non è che renda più facile ottenerla, ogni aspetto deve essere comunque a posto e, per quanto sia fiducioso, come detto non è poi così scontato». Un discorso che vale anche a livello sportivo, anche se il record di 21 punti conquistati nel girone d’andata e soprattutto i 12 di margine sul Thun ultimo in classifica (lo Xamax penultimo è a -7) rappresentano un margine di sicurezza piuttosto rassicurante... «Magari poi perdiamo le prime due partite (a San Gallo e in casa con gli stessi neocastellani, ndr) e cambia tutto, ma effettivamente la situazione è buona ed è giusto porsi un traguardo ambizioso, che potrebbe essere il quarto posto. Un obiettivo ampiamente alla portata se dovessimo mantenere l’andatura di 1,83 punti a partita in campionato che abbiamo con Jacobacci. Sarei non felice, felicissimo se andassimo avanti con questo trend, in fondo è questo che conta, i risultati, mentre il discorso del gioco è relativo e lascia il tempo che trova. Persino Guardiola si è dovuto piegare a un Liverpool
che va in gol con tre passaggi. Piuttosto metterei l’accento sull’atteggiamento in partita, che dall’arrivo di Jacobacci è molto più propositivo, con la squadra che non aspetta gli avversari ma pressa alto e non ha paura. Ecco, dobbiamo continuare a non avere paura».