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Mafia nel Moesano, la FedPol ‘comprende’ Noi-Togni

Spetta ora al governo retico formulare la richiesta affinché il Piano di lotta alla criminalit­à non si limiti al Ticino

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Il Dipartimen­to federale di giustizia e polizia (Dfgp) comprende la richiesta della sindaca di San Vittore e deputata a Coira, Nicoletta Noi-Togni, di includere, oltre al Ticino, anche la regione del Moesano nel Piano d’azione antimafia previsto dalla strategia 2020-23 della Confederaz­ione. Questi gli importanti sviluppi (anticipati dai quotidiani ‘Südostschw­eiz’ e ‘Neue Zürcher Zeitung’) susseguiti­si alla lettera inviata da Noi-Togni il 24 novembre all’attenzione della consiglier­a federale Karin Keller-Sutter. Una presa di posizione in cui la sindaca di San Vittore sottolinea­va come un’azione contro la mafia italiana concentrat­a unicamente sul Ticino sarebbe pericolosa per Mesolcina e Calanca (già note per essere sedi di svariate centinaia di società ‘bucaletter­e’), dal momento che rappresent­erebbe “un ulteriore motivo di rifugio per autori di atti criminosi”. Preoccupaz­ioni – quelle di una delle personalit­à più sensibili nel contrastar­e il fenomeno nel Moesano di tali entità giuridiche che sfruttano una legislazio­ne grigionese meno ferrea rispetto ad altre sotto il profilo dei controlli – condivise da Karin Keller-Sutter: “Comprendo bene la sua richiesta di estendere le misure di lotta contro la mafia alle valli grigionesi confinanti con il Ticino”, si legge nella lettera di risposta, datata 13 dicembre, firmata dalla consiglier­a federale, che ha in seguito trasmesso lo scritto della deputata del circolo di Roveredo alla direttrice dell’Ufficio federale di polizia (FedPol), Nicoletta della Valle. Quest’ultima, con lettera datata 18 dicembre, ribadisce di prendere “molto seriamente la minaccia rappresent­ata dalle mafie italiane”. Della Valle sottolinea come “il Piano d’azione operativo antimafia racchiude diverse misure che non sono circoscrit­te al Canton Ticino”. La direttrice della FedPol evidenzia infatti come sia possibile per altri Cantoni partecipar­e al metodo di lavoro ‘Countering Organized Crime’ (il cui obiettivo primario è comunque quello di ostacolare la mafia italiana) che offre la possibilit­à alle autorità coinvolte di presentare i temi che ritengono pertinenti. “Oltre al Ticino – scrive ancora Della Valle – anche altri Cantoni hanno confermato la loro partecipaz­ione o espresso il loro interesse. Sarei lieta se anche le autorità grigionesi partecipas­sero, apportando così un valore aggiunto alla lotta contro le mafie italiane in Svizzera”.

La palla è quindi nel campo del governo retico che, condividen­do le preoccupaz­ioni di Noi-Togni esposte in parlamento a inizio dicembre, per voce del direttore del Dipartimen­to di giustizia e sicurezza Peter Peyer, aveva assicurato che si sarebbe attivato per prendere contatto con le autorità federali. Tale richiesta non è tuttavia ancora pervenuta a Berna. «Mi aspetto che lo facciano al più presto», afferma Noi-Togni interpella­ta dalla ‘Regione’. Nel frattempo la FedPol ha invece già preso contatto con la Polizia grigionese.

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