Innsbruck per ripetersi
Nella sede della terza tappa della Tournée, Killian Peier lo scorso anno fu settimo e vinse il bronzo ai Mondiali
Appassionatosi al salto con gli sci all’età di 7 anni, ammirando in televisione, con la famiglia, il collega Simon Ammann che nel 2002 ai Giochi di Salt Lake City conquistò due ori olimpici, salvo poi ripetersi otto anni dopo a Vancouver («Senza i suoi titoli, oggi non farei questo sport»), Killian Peier ritrova Innsbruck, dove un anno fa centrò il primo piazzamento nella Top-10 in Coppa del mondo (settimo posto), dove lo scorso febbraio ai Mondiali mise addirittura al collo la medaglia di bronzo. È inevitabile che in lui riaffiorino ricordi ed emozioni forti: nella sede della terza tappa della Tournée dei Quattro Trampolini (oggi la gara), l’elvetico ha ammesso di aver «riprovato subito emozioni forti, alla vista del trampolino. A questo concorso mi legano splendidi ricordi. Molto semplicemente, mi fanno un piacere enorme. Quando si tratterà di saltare, avrò senz’altro la pelle d’oca».
Può spiegare per quale motivo il trampolino di Innsbruck le piace tanto? «Nemmeno io riesco a trovare un motivo preciso. Lo scorso anno, le sue caratteristiche hanno subito fatto al caso mio, sin dal primo salto. Assomiglia un po’ a quello di Einsiedeln. Si prende subito velocità, la fase di spinta è relativamente corta. Ci si mette presto in movimento, prima di spiccare il volo, e questo mi piace. Adoro ritrovarmi rapidamente in aria e scorgere il trampolino. In questo modo trovo più facilmente la posizione ideale, rispetto a quando non vedo che l’orizzonte».
Immagine globale
In veste di spettatori, si ha l’impressione che gli atleti saltino direttamente verso la città, da questo trampolino. È così anche per voi? «Spiccando il volo, scorgiamo lo stadio in zona d’arrivo, con la città sulla sfondo. È qualcosa di speciale».
Tornando al bronzo iridato, come è cambiata la sua carriera? «L’interesse dei media è aumentato, ma la mia vita privata è sempre la stessa. In generale, sono più sicuro di me stesso, per il semplice motivo che ho realizzato qualcosa di importante e mi ritengo in grado di riuscirci ancora».
Peier deve al collega Simon Ammann se oggi è un atleta di salto con gli sci. Riesce ancora oggi a ispirarsi a lui? «È complicato, adesso, perché lavoriamo in maniera completamente diversa. Dà grande importanza ai dettagli, nella scelta dei materiali, o nell’analisi video. Da parte mia, invece, mi concentro soprattutto sulle questioni mentali, sul modo di trasferire l’energia dalla spinta al volo. Lavoro piuttosto alla creazione di un’immagine globale del gesto.
Elvetici qualificati
Killian Peier non ha brillato come era lecito attendersi (29esimo posto, balzo decisivo di 119,5 metri), ma si è ugualmente qualificato, unitamente ai tre compagni di squadra in lizza, Simon Ammann (20esimo, 126 metri), Gregor Deschwanden (117,5, 40esimo) e Dominik Peter (114,5, 44esimo).