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Playoff, il Ticino si rifà sotto

Lugano batte Davos, al sesto tentativo. Ed è una vittoria che pesa. Pelletier: ‘Concreti e meno ingenui. Le tre linee? Scelta tattica’.

- Di Christian Solari

Domenica di rivincite per Lugano e Ambrì. In una classifica più corta che mai, tra il settimo e l’undicesimo posto ci sono tre punti. Pelletier loda la reazione, Cereda esalta il coraggio.

Lugano – Dire bestia nera è dire poco, visto che da settembre in poi i bianconeri avevano sfidato il Davos cinque volte tra Coppa e campionato, e le avevano perse tutte. Classifica alla mano, però, quello di domenica 12 gennaio, è il giorno più propizio per sfatare quel tabù. «È stata davvero una battaglia – racconta Serge Pelletier –. Una bella reazione a livello di squadra, ma pure più disciplina rispetto alla partita dell’altra sera» aggiunge, alludendo al pesante 5-1 del giorno prima nei Grigioni. «Sabato direi che abbiamo finito col pagar care alcune ingenuità in momenti chiave della partita. Mentre stavolta abbiamo dato prova di maggiore concretezz­a».

E difatti l’esito è completame­nte diverso. Anche se Pelletier in corso d’opera sceglie di scendere da quattro a tre blocchi (più Walker): tuttavia non perché temesse che potesse abbassarsi il ritmo, bensì per una questione meramente tattica. «Mi sono accorto che il mio collega Wohlwend aveva deciso di giocare con nove attaccanti, quindi anche noi abbiamo girato a tre blocchi, per mantenere l’abbinament­o tra le nostre tre linee e quelle del Davos. Quindi nessuna bocciatura per chi non ha finito il match: oggi mi è piaciuto l’impegno di tutti, in altre situazioni capiterà magari che saranno altri ad avere un po’ più di ghiaccio: l’hockey, non dimentichi­amolo, è uno sport collettivo».

E tra chi stavolta ha trovato spazio c’è anche il secondo portiere, Nicklas Schlegel. Il quale, oltre che per l’equipaggia­mento interament­e di colore bianco, bastone incluso («devo oscurarne il marchio per questione di sponsoring», spiega lo zurighese), spicca per la qualità dei suoi interventi. «Il mio obiettivo era fare il possibile affinché la squadra avesse l’opportunit­à di vincerla, questa partita, e ho la sensazione di esserci riuscito bene – racconta il venticinqu­enne, arrivato a Lugano da Berna a metà dicembre –. Certo che, però, l’epilogo è stato davvero intenso, con quei caldissimi due minuti finali. E devo fare sul serio i compliment­i ai compagni, perché in quella concitata fase decisiva di dischi in porta ne saranno arrivati solo un paio, mentre gli altri sono stati tutti bloccati per tempo dal corpo di qualcuno».

Un successo, questo, che potrebbe essere anche di fondamenta­le importanza per la classifica. Intanto lo è per la fiducia. «Credo che ci siano un paio di fattori che hanno portato alla sconfitta dell’altra sera a Davos. Direi che siamo stati forse un po’ carenti sul piano fisico, ma trovo pure che non siamo riusciti a reggere il confronto sul piano della velocità. Stavolta, invece, è stata tutta un’altra storia».

E domani c’è già il Servette. Senza dimenticar­e, poi, che venerdì in Ticino arriva il Langnau. «Certo, quella è la classica partita da sei punti, ma la verità è che d’ora in poi ogni partita avrà lo stesso peso delle altre. Quindi prima ci concentria­mo su Ginevra, dove abbiamo la fortuna di arrivare con l’energia di questo successo – conclude Schlegel –. E cercheremo di sfruttare il famoso ‘momentum’».

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 ?? KEYSTONE ?? Lammer batte sul tempo Van Pottelberg­he: a quel punto, pur se è solo il 15’20’’, il Lugano è già a metà dell’opera
KEYSTONE Lammer batte sul tempo Van Pottelberg­he: a quel punto, pur se è solo il 15’20’’, il Lugano è già a metà dell’opera

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