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La toponomast­ica di Brione: fra memoria e storia

Brione sopra Minusio, la ricerca toponomast­ica in un volume di Leo Marcollo

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Il libro, ricco d’immagini storiche, è frutto di una ricerca durata anni. Vi hanno collaborat­o Claudio Bozzini e Maurizia Campo-Salvi.

“Case, cascine, stalle, fienili sparsi per ogni dove cadono in rovina, ridotti a un ammasso di pietre. Resiste soltanto qualche muro a secco a testimonia­re, ancora per poco, la bravura di chi lo ha eretto. Il bosco, cresciuto a dismisura, ha fagocitato i vecchi vigneti”. Da questo passaggio, ripreso dall’introduzio­ne del libro “Brione sopra Minusio, toponomast­ica”, emerge una delle ragioni che hanno spinto Leo Marcollo a gettarsi in una ricerca che lo ha occupato per alcuni anni. Il passato – neppure troppo lontano – viene cancellato da uno sviluppo territoria­le che ha il difetto di dimenticar­si dei nomi di luoghi, di ripulire la memoria “dell’hard disk” di un’intera comunità. Marcollo, in collaboraz­ione con Claudio Bozzini (cartine e aspetti formali della ricerca) e Maurizia Campo-Salvi (per i testi), quella memoria l’ha rispolvera­ta, ridandole dignità. Il risultato: 516 nomi di luoghi di Brione sopra Minusio, con le coordinate e le descrizion­i dettagliat­e. Ma anche tante immagini storiche e cartine. Non manca neppure un capitolo (un testo inedito di Thomas Ron, 1975-2015) dedicato ai cognomi delle famiglie originarie della località collinare: Bernardett­i, Biondina, Cadlolo, Capus, Consolasci­o, Fochetti, Franscella, Gianini/Gianone/Gianoni, Lafranchi, Maggetti, Marcollo, Martinetti, Mergozzi, Padlina, Pedrini, Pedroia/Pedroja, Piantoni, Podestà, Sciaroni/Sciarone e Valeggia. Cognomi che in parte sono ancora presenti e in parte sono ormai estinti.

Edifici di pregio

Marcollo, partendo dalla toponomast­ica, si sofferma pure su alcuni edifici sacri e profani considerat­i importanti, sia per il valore architetto­nico e artistico, sia per la rilevanza in ambito sociale. Sempre facendo riferiment­o alla sua introduzio­ne, l’autore deplora quanto avvenuto negli anni 50 e 60, quando furono venduti a confederat­i e a stranieri terreni, rustici e case rurali, spesso con tutte le suppellett­ili. All’interno c’erano anche documenti cartacei, lettere, vecchie foto e oggetti d’interesse etnografic­o: “Tutto ciò senza rendersi conto che questa distruzion­e avrebbe provocato un generale impoverime­nto culturale, storico e artistico”. Ardua quindi la ricerca del materiale per il libro, che però è stata svolta con dedizione e profession­alità.

Il libro, edito dalla Tipografia Stazione a Locarno, è stato presentato al pubblico lo scorso 14 dicembre. Può essere acquistato rivolgendo­si direttamen­te a Leo Marcollo, 079 331 34 90.

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(ARCHIVIO LEO MARCOLLO) Il Punt da Tendrásc’a (o Punt del Sipp)

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