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Haftar obbedisce: tregua

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Tripoli – Putin parla, Haftar obbedisce. La tregua in Libia, seppur fragile, sembra reggere, a parte qualche sporadica violazione denunciata da entrambe le parti.

Dopo che anche Khalifa Haftar ha accettato di attenersi al cessate il fuoco “richiesto” da Russia e Turchia, la situazione attorno a Tripoli è parsa ieri più tranquilla, condizione necessaria per ridare spazio al disegno “negoziale” concordato da Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin, i protagonis­ti del momento.

Il capo del governo tripolino (e riconosciu­to dalle Nazioni Unite) Fayez al Sarraj è volato ieri a Istanbul per rilanciare una conferenza nazionale di pace. Alla mezzanotte precedente era arrivata la prima svolta nel conflitto: dopo nove mesi di offensiva su Tripoli il generale ribelle Haftar (che ha dietro di sé Mosca, Il Cairo e gli Emirati) ha accettato di fermarsi, almeno temporanea­mente.

Alcune ore dopo il suo rivale asserragli­ato a Tripoli, Sarraj, ha fatto lo stesso: l’appello lanciato da Erdogan e Putin nel loro incontro dell’8 gennaio ha avuto l’effetto sperato, confermand­o che la crisi libica non si può risolvere senza un’intesa Mosca-Ankara. Testimoni sul terreno hanno riferito che il fuoco di artiglieri­a è cessato nella notte alla periferia sud della capitale, finora il principale teatro dei combattime­nti. A metà giornata le forze armate a protezione di Tripoli hanno confermato una situazione di “calma in prima linea”, pur denunciand­o violazioni della tregua da parte dei miliziani di Haftar. Anche dal fronte opposto sono state segnalate violazioni “su più fronti” da parte dei governativ­i, ma è stato comunque assicurato che l’ordine di non sparare viene rispettato.

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KEYSTONE In mano loro la crisi libica

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