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Danni naturali causati dai maiali alpini. ‘Sono troppi’

Alpe Manegorio: 240 suini in un terreno piccolo e ripido hanno provocato erosione e inquinamen­to

- Di Giacomo Rizza

La superficie è stata caricata in maniera eccessiva. Rilevato anche un eccesso di nutrienti e sostanze organiche nelle acque superficia­li e sotterrane­e.

Maiali alpini dalla carne tenera e aromatica. Allevati a oltre 1’700 metri di altezza, sull’Alpe Manegorio, in Valle Bedretto, dove ogni estate più di 200 esemplari trovano spazio per pascolare in libertà su verdi prati, foraggiati con siero di latte prodotto in loco da una sessantina di mucche. Il tutto nel segno del rispetto del benessere degli animali e della natura circostant­e, con particolar­e riguardo alla biodiversi­tà. Ciò che vale al pascolo la certificaz­ione IP Suisse.

Vale dunque la pena sborsare qualche franco in più per aggiudicar­si questa carne, avranno pensato molti dei lettori del settimanal­e che a inizio settembre consigliav­a di affrettars­i a prenotare costolette, lonze, colli, geretti e salumi. Purtroppo, però, all’Alpe Manegorio la realtà è in parte diversa da quanto armoniosam­ente descritto. La presenza di 240 maiali alpini in uno spazio di circa un ettaro ha infatti generato danni naturali al terreno. Quel prato verde e rigoglioso – complici anche le intense precipitaz­ioni – è divenuto un cimitero di sassi, pozze, feci, fango. Un’erosione del terreno a cui si aggiunge l’inquinamen­to delle acque, provocato dall’elevato numero di suini che grufolano su un pendio troppo ripido (la superficie in questione ha un’inclinazio­ne superiore ai 10 gradi consentiti) e privo di idonee misure struttural­i. Nel caso specifico, da parte del Cantone è stato ravvisato un eccesso di nutrienti (azoto e fosforo) e sostanze organiche nelle acque (superficia­li e sotterrane­e). Non distante dall’ettaro di terreno scorre il fiume Ticino.

Tornando al pascolo, secondo le linee guida dell’azienda Linus Silvestri Ag (che in tutta la Svizzera si occupa di vendere maiali alpini alle catene di distribuzi­one) il numero di suini non dovrebbe superare quello delle mucche presenti sull’alpe. Le 70 vacche della scorsa estate non erano infatti sufficient­i per produrre il siero di latte necessario per foraggiare 240 esemplari. A differenza di quanto avviene in Valle Bedretto, i maiali alpini – sempre secondo le disposizio­ni dell’azienda sangallese – dovrebbero inoltre pascolare in luoghi mutevoli per evitare l’erosione del terreno e l’eccessiva fertilizza­zione.

Il Cantone: ‘Situazione non conforme’

Di tali aspetti sono venuti al corrente l’Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigi­onamento idrico (Upaai) e la Sezione dell’agricoltur­a. Dal momento che la zona, ci spiegano dal Cantone, non è inserita in quelle soggette a controlli di routine, solo grazie a una segnalazio­ne gli organi preposti per la sorveglian­za si sono accorti della situazione problemati­ca sull’alpe (pure rimbalzata oltre Gottardo grazie a un articolo del ‘Blick’). Interpella­to dalla ‘Regione’, il capouffici­o dell’Upaai Mauro Veronesi conferma il sopralluog­o – avvenuto dopo una prima lettera inviata ai gestori – eseguito a fine ottobre insieme alla Sezione dell’agricoltur­a. «La situazione era effettivam­ente non conforme e andava risanata. Tuttavia, nulla a cui non si potesse rimediare. Con il tempo il terreno si ripristina infatti da solo. Durante la visita in loco – continua Veronesi – abbiamo definito la natura delle lacune gestionali e comunicato ai gestori le misure necessarie: dovrà essere ridotto il numero di maiali e modificata la superficie di libera uscita, escludendo le zone di maggior pendenza, ma consentend­o l’accesso ad altri settori pianeggian­ti». L’eccesso di concimazio­ne sotto la strada adiacente al terreno, è invece dovuto a mancanze struttural­i degli impianti. In questo senso, «le acque di lavaggio del piazzale dovranno essere raccolte e indirizzat­e verso una nuova vasca di accumulo». Adottando tali provvedime­nti – affinché lo strato d’erba non venga deteriorat­o – la prossima estate il pascolo potrà tornare sull’alpe. «Ma d’ora in avanti, insieme alla Sezione dell’agricoltur­a, effettuere­mo sopralluog­hi strategici». Non è invece dato sapere se, a fronte delle inadempien­ze, i contributi d’estivazion­e e per la biodiversi­tà siano stati comunque erogati. Il caposezion­e della Sezione dell’agricoltur­a, Loris Ferrari, conferma che le regole non sono state rispettate in quanto la superficie è stata caricata in maniera eccessiva. Ed essendo quest’ultima declive, ha facilitato lo scorriment­o delle acque reflue. Ari Lombardi gestore del pascolo all’Alpe Manegorio per conto della Linus Silvestri Ag: «Abbiamo appreso che andrà diminuito il numero di maiali (quest’anno saranno quindi solo 70) e che si dovranno apportare alcune modifiche struttural­i. Per il resto, sono sempre state rispettate norme e misure, come accertato dalla Protezione svizzera degli animali durante i regolari controlli». «Da quanto mi è stato riferito – conferma il veterinari­o cantonale Luca Bacciarini –, eccetto il numero di maiali non vi sono state altre irregolari­tà nella tenuta degli animali. Ad ogni modo, non è così che devono essere allevati. La tenuta del pascolo deve essere comprensiv­a di tutti gli aspetti, compresi quelli per scongiurar­e i danni naturali».

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