Una tassa per il clima
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L’assoluzione dei dodici attivisti per il clima non va giù al Ministero pubblico vodese, che ieri ha inoltrato ricorso contro la decisione del Tribunale distrettuale di Renens. Stando al procuratore generale Eric Cottier, la sentenza dà una risposta sorprendente a una questione giuridica di principio.
I militanti di Action Climat erano finiti a processo per aver occupato nel 2018 per un’ora la filiale di Credit Suisse di Losanna. Gli attivisti avevano accusato la banca di utilizzare l’immagine positiva di Roger Federer, perseguendo al tempo stesso una politica di investimenti dannosi per l’ambiente. Erano quindi stati accusati di violazione di domicilio e resistenza agli ordini di polizia.
Il presidente del tribunale e giudice unico Philippe Colelough lunedì ha però riconosciuto lo stato di legittima necessità in cui essi hanno agito e ha giudicato l’azione “necessaria e proporzionata” vista l’emergenza climatica. Una decisione che la Procura vodese, tramite un comunicato diffuso ieri, contesta e che intende portare davanti alla Corte d’appello. Stando alla nota, la sentenza di primo grado sembra estendere il campo d’applicazione delle disposizioni giuridiche nettamente al di là dei limiti fissati finora dalla giurisprudenza in un contesto che comprende aspetti politici. Per il Ministero pubblico, indipendentemente da quale posizione prenderà la prossima istanza, è molto probabile che il caso arrivi fino al Tribunale federale. Intanto, galvanizzati dalla vittoria giudiziaria, ieri diversi attivisti per il clima hanno organizzato un’altra azione di protesta contro una banca a Losanna.
Stavolta sono entrati in una filiale dell’Ubs per denunciare gli investimenti dell’istituto nei combustibili fossili. Tuttavia, i responsabili dello Sciopero per il clima di Vaud hanno sottolineato che la protesta era stata decisa prima della sentenza emessa lunedì.
Una ventina di militanti vestiti in giacca e cravatta e in tailleur hanno sparso carbone nell’atrio dell’edificio, agitato striscioni, cantato canzoni e inneggiato slogan, chiedendo a Ubs “la fine immediata degli investimenti nei combustibili fossili”. La protesta – che si è svolta pacificamente – è durata fin verso le 17, quando gli attivisti sono usciti dall’istituto, dopo che la polizia aveva rilevato la loro identità. Nessuno è stato fermato. I responsabili di Ubs hanno “dialogato” con i manifestanti “per oltre un’ora e mezza”, invitandoli in seguito a lasciare l’edificio, ha indicato la banca in una nota. Dapprima si sono rifiutati ma poi “hanno cambiato idea”. Ubs – che fino a ieri sera non aveva ancora deciso se sporgere denuncia – ha poi sottolineato che “è una delle banche leader nel mondo in materia di investimenti sostenibili. Si è impegnata ad allineare la sua strategia di affari agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu e all’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico”.