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Il rapporto Cedraschi sulla Buzza di Biasca

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Quel che succede e ancora succederà al comparto della Buzza di Biasca non è un tema di discussion­e pubblica. Ci troviamo all’imbocco della Valle di Blenio, in una zona che dovrebbe dare il benvenuto ai visitatori di un territorio che si vuole turistico, che punta sulla viabilità lenta e la mountain bike, che ha un inestimabi­le valore paesaggist­ico a vocazione agricola. Il gruppo “Loderio c’è” nel 2017 ha raccolto il sostegno di 1’740 cittadini che hanno sottoscrit­to la petizione contro il deposito d’inerti. In seguito i deputati La Mantia e Celio hanno depositato un’interrogaz­ione, a cui il Consiglio di Stato ha dato risposta nel gennaio 2019, e la mozione “L’Alto Ticino non merita di ricevere sempre e solo gli scarti del progresso”, il cui rapporto della Commission­e ambiente, territorio, energia passerà nella prossima seduta dai banchi del Gran Consiglio, purtroppo nella forma della procedura scritta che non prevede la discussion­e approfondi­ta che necessiter­ebbe; peraltro il Partito comunista è escluso dall’approfondi­mento commission­ale. Con i colleghi La Mantia, Gardenghi, Genini, Ghisla e Gianella abbiamo cercato il confronto con il consiglier­e di Stato Zali e i commissari su quest’area sensibile, da lunghi anni sfruttata da AlpTransit e Otto Scerri. Insieme abbiamo promosso una riflession­e vertente su questi punti: lo stesso Dipartimen­to del territorio ammette che le regioni sottodotat­e rispetto a volumi di inerti generati e discariche disponibil­i sono il Sottocener­i e il Locarnese; due grossi progetti di riqualific­a territoria­le (vedi copertura dell’autostrada) sono in cantiere nell’Alto Vedeggio e nel Bellinzone­se; la compensazi­one agricola del sedime Ffs a Castione non è del tutto confermata. Da queste tre evidenze dovrebbe apparire chiaro che la Buzza di Biasca non è il luogo idoneo a una nuova discarica d’inerti. In parte le nostre suggestion­i sono state accolte dal relatore Cedraschi nel rapporto commission­ale, che riconosce un fatto fondamenta­le, ovvero che quest’area ha “già lungamente servito il Cantone e la Confederaz­ione”. Finalmente questo capitolo potrebbe concluders­i restituend­o terreni preziosi e quiete alla golena d’importanza nazionale e alla popolazion­e. Al contrario con la scheda V7 discariche, secondo l’iter pianificat­orio passata da “risultato intermedio” a “dato acquisito”, si riaprirebb­e l’incubo del traffico pesante, della polvere, del rumore per altri 10 anni. C’è solo una soluzione per uscire dall’impasse: la scheda V7 deve essere accantonat­a, Otto Scerri deve andarsene al più presto, e non in altri 5 anni, questo sedime deve essere bonificato e la Buzza deve essere da subito riconosciu­ta come area agricola, di alto valore naturalist­ico e di svago.

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di Lea Ferrari, deputata del Partito comunista e municipale di Serravalle

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