Decolla la tassa sui voli
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Volare dovrebbe costare di più. Dopo il Consiglio degli Stati, anche la commissione dell’ambiente del Consiglio nazionale (Capte-N) si è espressa a favore di una tassa sui voli aerei. Lo ha fatto – per la prima volta nella sua nuova composizione – nell’ambito della revisione totale della legge sul CO2. Che a questo punto potrebbe arrivare a destinazione già in marzo in Parlamento.
Al termine di una seduta «molto costruttiva», l’ecologista Bastien Girod – «da presidente» della Capte-N– si dichiara «molto soddisfatto». In questo dossier, tra i più attesi della legislatura appena iniziata, la ‘sua’ commissione si è ampiamente allineata alle decisioni prese dai ‘senatori’ lo scorso settembre, quando il passato quadriennio era agli sgoccioli. «Abbiamo lavorato molto bene», dice lo zurighese a ‘laRegione’. Nel complesso, aggiunge, la versione della Capte-N «va meno lontano di quella del Consiglio degli Stati, ma i punti essenziali di quest’ultima sono stati ripresi e migliorati». E ciò spiega perché «spesso le decisioni sono state prese ad ampia maggioranza».
Primo non esagerare
La ritrovata armonia tra le due Camere non sorprende. Da un lato, le misure approvate tre mesi e mezzo fa dal Consiglio degli Stati si spingevano, su molti punti, più in là di quanto previsto dal Governo. Dall’altro, anche la sinistra ha manifestato l’intenzione di non volerne approfittare in un Consiglio nazionale dove i rapporti di forza sono a lei più favorevoli. Esponenti di Verdi e Ps hanno sottolineato l’importanza di non sovraccaricare l’attuale progetto, riservandosi di tornare alla carica con ulteriori rivendicazioni una volta questo definitivamente approvato. Il timore è che, introducendo adesso misure più incisive a favore del clima ma troppo onerose per i consumatori, le chance della nuova legge in votazione popolare possano venir compromesse. L’appuntamento alle urne è pressoché certo: l’Udc ha già promesso il lancio di un referendum.
La Capte-N, dunque, ha dato prova di circospezione. Con 17 voti contro 8 ha approvato la stessa tassa sui biglietti aerei decisa dai ‘senatori’: 30-120 franchi sui biglietti per i voli passeggeri commerciali. Una minoranza chiede che vi si rinunci del tutto; un’altra ne propone una fino a tre volte superiore. Si tratta di una tassa di incentivazione: premiato sarà chi non vola o lo fa poco. La metà circa dei proventi verrà restituita alla popolazione.
Verso un’esenzione delle Pmi?
La commissione (18 a 7) vuole inoltre imporre, come il Consiglio degli Stati, anche i voli privati. Eccezioni: l’aviazione leggera, i voli di formazione o quelli per attività di lavoro. La tassa colpirebbe i voli passeggeri al di fuori dell’aviazione commerciale (i business jet, ad esempio): si situerebbe tra 500 e 5mila franchi a seconda delle dimensioni del velivolo. Nessuna divergenza nemmeno su un’altra ‘pièce maîtresse’ del progetto: il Fondo per il clima. La Capte-N ne approva l’istituzione (17 voti contro 8). Vi confluiranno il terzo degli introiti della tassa sul CO2 (al massimo 450 milioni) e il 49% di quelli della tassa sui voli. La commissione vuole (15 a 10) che nel fondo finiscano anche le prestazioni sostitutive versate dagli importatori di auto nel caso in cui il loro parco veicoli nuovi non raggiunga gli obiettivi in materia di CO2. La commissione, diversamente da Governo e Consiglio degli Stati, vorrebbe invece che anche le piccole e medie imprese (Pmi), e non solo le grandi imprese a forte consumo energetico, possano essere esentate dalla tassa sul CO2 se si impegnano a limitare le rispettive emissioni. Proporrà quindi al plenum di stralciare il limite annuo di 10mila (Stati) o di 15 mila franchi (Consiglio federale) a partire dal quale l’esenzione verrebbe concessa (14 voti a 7).
Altre importanti decisioni la Capte-N le aveva già prese in una precedente seduta, condividendo quasi sempre la linea del Consiglio degli Stati. Riguardano in particolare misure che faranno indirettamente aumentare il prezzo della benzina, i valori limite per l’emissione di CO2 dei veicoli pesanti e quelli da rispettare in caso di rinnovo dell’impianto di riscaldamento a partire dal 2023.
In Parlamento la strada sembra quindi in discesa per la ‘nuova’ legge sul CO2, lo strumento legislativo che deve permettere alla Svizzera di rispettare gli impegni presi firmando l’Accordo di Parigi sul clima. Pochi sono gli aspetti ancora in sospeso. Tra questi, le possibili misure da adottare per orientare i flussi finanziari a favore del clima. Se ne parlerà nella seduta del 10 e 11 febbraio. A meno di sorprese, il progetto sarà all’ordine del giorno della sessione primaverile (2-20 marzo), come previsto, indicano da noi interpellati i Servizi del Parlamento.