Campagna militare di Mosca a Idlib, nuovo massacro di civili in Siria
Beirut – Una tempesta di fuoco si è abbattuta dal cielo ieri sulla regione Nordoccidentale di Idlib dove jet russi e governativi siriani hanno ripreso a bombardare intensamente le zone fuori dal controllo di Damasco e dove operano, sostenuti dalla Turchia, combattenti anti-regime. Nella città di Idlib, capoluogo della regione del Nord-ovest dove secondo l’Onu sono ammassati in tutto più di tre milioni di siriani sfollati e con urgenti bisogni umanitari, i raid hanno colpito l’affollato mercato ortofrutticolo, uccidendo 18 civili – tra cui minori – e ferendone altri 35. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che si avvale da anni di una fitta rete di fonti sul terreno, ha affermato che il bilancio potrebbe salire a causa della gravità di alcuni feriti. Solo domenica scorsa la Turchia e la Russia si erano accordate per una nuova, ennesima tregua per Idlib. Da agosto scorso, l’Osservatorio ha documentato l’uccisione di più di mille civili. E l’Onu ha affermato che da quando è iniziata la nuova fase della campagna militare di Mosca e Damasco contro Idlib, il primo dicembre scorso, sono circa 320mila i civili sfollati che hanno dovuto abbandonare le loro case e i campi profughi dove si erano in precedenza rifugiati. La Turchia, che con l’Iran e la Russia dal 2017 negozia la spartizione territoriale della Siria occidentale, ha ieri annunciato di aver avviato con Mosca negoziati per la creazione di una “zona di sicurezza” per “proteggere i civili” di Idlib. Analisti locali ricordano però che Mosca e Ankara stanno da tempo trattando perché le forze di Damasco possano avanzare nel fianco meridionale di Idlib. Secondo gli osservatori, Ankara potrebbe esser pronta a cedere parte della sua influenza su Idlib in cambio di maggiore autonomia nella Siria orientale, in funzione anti-curda, come già fatto a partire da ottobre scorso. È nel contesto di questi intensi contatti tra le parti che nei giorni scorsi, proprio a Mosca, si è avuto un raro e significativo incontro tra i vertici dell’intelligence di Damasco e di Ankara. I due paesi – su fronti opposti da quando la Turchia ha deciso di sostenere le opposizioni armate nel 2011 – hanno però un obiettivo comune: ridurre il ruolo delle forze curdo-siriane.