‘Balliamo sul mondo’, quando Ligabue diventa musical
Con il mitico Bar Mario sullo sfondo, tredici protagonisti spalmati su due atti ai quali affidare venti canzoni del rocker di Correggio in una storia che copre l’arco di un decennio, da un Capodanno all’altro, dalla soglia della maturità a quella dell’età adulta, dieci anni più tardi. Queste sono le premesse di ‘Balliamo sul mondo’, musical nato e condotto sulle note di Ligabue in arrivo a Lugano venerdì 17 e sabato 18 gennaio alle 20.30 nella Sala Teatro del Lac. Testo originale e regia dello spettacolo, che girerà l’Italia almeno sino alla fine di marzo e che ha in Lugano la sua unica tappa svizzera, sono di Chiara Noschese, da un’idea di Matteo Forte e Roberto Razzini e con il contributo al testo giunto dallo stesso Ligabue. Le vite dei tredici protagonisti sono scandite dai più grandi successi di Luciano, da ‘Certe Notti’ a ‘Non è tempo per noi’, da ‘Tra palco e realtà’ a ‘Urlando contro il cielo’, fino alla storica hit che dà il nome allo spettacolo.
In breve, la storia. Capodanno 1990: una comitiva di amici si riunisce, per un’abitudine consolidata da anni, al Bar Mario per festeggiare l’arrivo della maggiore età. Progetti, speranze, amori, passioni ma anche incertezze, paure e vecchi rancori, s’incrociano sullo sfondo della ricorrenza. La promessa è quella di ritrovarsi dieci anni dopo nello stesso giorno, soluzione condivisa affinché risulti meno tragica la presa di consapevolezza che niente, dopo quella notte, sarà come prima, e cioè che è arrivato, inesorabile, il momento di diventare adulti. Quanto accadrà lungo il decennio che attende i protagonisti cambierà la vita di tutti, riservando a ciascuno percorsi ed eventi inaspettati. Più forti degli accadimenti, nessuno tradirà la promessa. Arriverà così Capodanno 2000 e con tutte le difficoltà per il gruppo di rimettere insieme i pezzi, i tredici si ritroveranno per incollarli, quei pezzi, insieme, in quella che si rivela essere l’unica, inaspettata salvezza per tutti. Perché dopotutto, nella vita – si dice in ‘Marlon Brando è sempre lui’ – “non è obbligatorio essere eroi”.