‘Forse c’era davvero bisogno di una svolta’
È cambiato l’ambito in cui opera, due volte al giorno, mattina e sera (dalla Nsl a Swiss Swimming), è cambiato l’allenatore, e con lui le dinamiche degli allenamenti... «Sì, ma ci sono sempre periodi in cui sei ‘in carico’– conferma Noè –, altri invece in cui sei meno sollecitato. Mediamente, svolgo 9 o 10 allenamenti in acqua, di 2 ore, alla settimana, cui aggiungo 4 o 5 sedute di condizione fisica, della durata che varia dai 45 ai 90 minuti. Inoltre, in passato, un paio di giorni prima di una gara si scaricava un po’, per giungere preparati alla competizione. Con Meloni è cambiato anche questo aspetto del lavoro. Non si scarica più, prima dei meeting. È preferibile un risultato non esattamente all’altezza, piuttosto che un buon tempo per effetto dello scarico. Dobbiamo dare tutto anche sotto carico, perché quello che conta è arrivare pronti agli appuntamenti veramente importanti».
Uno sguardo a ritroso, verso il 2019 che Noè Ponti ha chiuso – lo ricordiamo – con il titolo di ‘miglior sportivo ticinese, categoria giovani speranze’. «Una prima evoluzione, anche se solo parziale, si era già vista attorno a giugno/luglio. Sono migliorato nei 50 delfino, che non avevo mai allenato, ma non l’ho fatto nei 100, la distanza prediletta, nella quale si pensava che potessi registrare i progressi più significativi. Non so dire se a causa degli allenamenti, o perché non ero presente al cento per cento sul piano mentale. I miglioramenti più sensibili li ho fatti registrare nelle prime settimane di questa stagione, in vasca corta. Nei 200 delfino ho abbassato il mio personale di quattro secondi. Il cambio di metodo ha favorito questo passo avanti. Forse c’era davvero bisogno di una svolta». Una svolta in direzione... Tokyo.