‘Mai accontentarsi, altrimenti si rischia di non più progredire’
C’è stato un momento in cui Noè Ponti ha pensato, anche solo per un istante, di esclamare il più classico dei ‘ma chi me lo ha fatto fare’? «Non è mai successo. A volte capita di affrontare un po’ controvoglia un determinato allenamento, ma so che ci devo passare, perché so che mi serve. Certi esercizi divertono meno, ma li svolgo ugualmente bene». Che rapporto ha con Massimo Meloni? «È molto diretto, a mia volta posso esprimermi molto liberamente. Agli Europei, dopo la semifinale dei 100 delfino io ero contento. Sono sceso sotto i 51’’ per la prima volta, ho migliorato il mio personale, ma Meloni ha posto l’accento su quanto la mia gara fosse migliorabile. Non mi consente di adagiarmi sui buoni risultati, vuole farmi capire che non devo mai sentirmi arrivato. Il suo atteggiamento mi piace, è quello giusto. Se ti accontenti di migliorare di pochi centesimi, corri il rischio di fermarti».
Il Liceo da completare (a giugno i primi esami di maturità), 18 giorni a Livigno per uno stage in cui «mettere fieno in cascina», i Campionati svizzeri in aprile, gli Europei in maggio... Un’agenda fitta, un’attività intensa. E se guardassimo anche più avanti? «Non mi vedo nuotare fino ai 30 anni, ma per qualche stagione ho intenzione di continuare. Proseguire gli studi all’estero continuando a nuotare per un college potrebbe essere un’opzione: Stati
Uniti, Australia... Magari un’università oltre Gottardo. Devo valutare molti aspetti, devo individuare la soluzione migliore per me, sia per gli studi, sia per il nuoto. Ho già ricevuto parecchie offerte da college americani, devo fare una selezione, privilegiando un’università abbastanza prestigiosa che mi assicuri un futuro anche in ambito lavorativo. È una questione che sta diventando prioritaria. Il tempo c’è, ma passa molto in fretta».