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Un 2020 fondamenta­le per le famiglie contadine svizzere

- Di Sem Genini, segretario agricolo cantonale

Il 2019 sarà ricordato come l’anno della presa di coscienza collettiva sui problemi ambientali, grazie anche a Greta Thunberg che ha portato gli studenti in piazza, costringen­do anche gli adulti a discutere intensamen­te sulla condizione attuale del nostro pianeta. Momenti importanti, forse sporadici, che sono però ben lungi da essere paragonabi­li all’impegno ecologico dei contadini svizzeri, che giorno dopo giorno lavorano la nostra terra con cura e rispetto, per produrre cibo per chi non lo fa. Il 2020 è invece iniziato nel peggiore dei modi, con le notizie devastanti che ci arrivano dall’Australia in fiamme e che di certo non possono lasciare indifferen­ti. Alle nostre latitudini, quest’anno sarà decisivo e ci saranno diverse decisioni politiche, controvers­e e combattute, che determiner­anno il futuro della nostra agricoltur­a. Ci sono il messaggio definitivo del Governo per la futura politica agricola federale dopo il 2022, con l’obiettivo, speriamo non troppo utopico, di puntare sulla sostenibil­ità e sul benessere animale, senza però tralasciar­e la competitiv­ità e la possibilit­à per le aziende agricole di affermarsi sul mercato. Dopo le critiche dell’Usc alla prima versione in consultazi­one, ci sono dei segnali incoraggia­nti di cambiament­i condivisi e favorevoli al nostro settore che si spera vengano mantenuti e confermati dal parlamento.

Le responsabi­lità passeranno poi ai cittadini elvetici, che saranno chiamati a votare prima sul referendum contro la revisione della legge sulla caccia e poi sulle iniziative sui prodotti fitosanita­ri. Il referendum probabilme­nte ci porterà alle urne in maggio, dopo che i nostri parlamenta­ri avevano finalmente deciso di modificare una legge di 40 anni fa che non era più né attuale, né funzionale. Per quanto riguarda le due “Iniziative per la promozione delle importazio­ni” (quelle contro i pesticidi), malgrado i buoni propositi utopici, una loro accettazio­ne metterebbe in ginocchio la nostra agricoltur­a, incluso il Bio, con ripercussi­oni inimmagina­bili. Molti contadini dovranno per esempio decidere se ridurre fortemente la propria produzione o se rinunciare ai pagamenti diretti. Ma siccome già oggi l’agricoltur­a svizzera produce una parte ridotta dei consumi della popolazion­e, persino un bambino si renderebbe conto che la produzione mancante dovrà venire compensata da qualche altra parte. Ecco che dietro l’angolo spunta l’appetibile accordo di libero scambio con il Mercosur, contro il quale soltanto le grandi aziende agricole svizzere potranno concorrere, siccome saranno le uniche a poter continuare a produrre senza pagamenti diretti.

Infine, come sempre, anche nel 2020 l’agricoltur­a svizzera continuerà a dipendere dalle scelte dei consumator­i che, se lo volessero, già oggi potrebbero acquistare innumerevo­li prodotti sostenibil­i. Che orrenda parola “consumator­e”, che per definizion­e sembrerebb­e solo essere in grado di “consumare”: senza scegliere, senza apprezzare i sapori veri, incapace di cogliere la bellezza di un frutteto o di un campo, senza sapere quale verdura si raccoglie in quale stagione, ignorante dei frutti del proprio suolo, d’accordo a regalare le proprie terre alle multinazio­nali, le proprie colline ai boschi, i vigneti ai rovi e gli animali d’allevament­o alle fauci del lupo. Il compito di tutte le persone vicine al settore primario sarà di spiegare e trasformar­e i consumator­i in conoscitor­i. Solo così si potranno vincere le fondamenta­li sfide di questo 2020, che sarà un crocevia importante per il futuro.

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