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Iosi, più ricerca sulla prostata

- Di Simonetta Caratti

Da gennaio, l’Istituto oncologico della Svizzera italiana (Iosi) ha un nuovo direttore, la dott. Silke Gillessen Sommer: ‘Sarà un centro di eccellenza anche per il tumore della prostata’.

Dopo il cancro alla mammella (344 diagnosi nel 2018) quello alla prostata è il più diffuso (280 casi nel 2018). La nuova direttrice dello Iosi, la dott. Silke Gillessen Sommer, vuole trasformar­e l’Istituto in un centro di eccellenza per questi tumori maschili. La sfida è mantenere l’attuale ottimo livello anche per i linfomi: una cura molto innovativa ha appena dato scacco ad un linfoma aggressivo e salvato un paziente. È donna, docente universita­ria, appassiona­ta ricercatri­ce – cresciuta a ‘pane e scienza’ essendo figlia di due chimici, entrambi ricercator­i – definita un ‘key opinion leader’, ossia un punto di riferiment­o a livello internazio­nale nel campo del tumore della prostata e nelle patologie maligne genito-urinarie. La dottoressa Silke Gillessen Sommer da qualche settimana dirige l’Istituto oncologico della Svizzera italiana (Iosi). Incontriam­o il nuovo primario di oncologia medica dell’Eoc, nel suo ufficio a Bellinzona. Arriva in un momento esaltante (vedi box). Una innovativa terapia contro i linfomi, disponibil­e a livello mondiale in centri di alta specialità, è appena stata eseguita allo Iosi nell’ambito di uno studio clinico e a breve verrà implementa­ta dall’Istituto nella pratica clinica standard. «Alcuni pazienti hanno timori a partecipar­e a studi clinici su nuove terapie oncologich­e e lo rispetto, ma oggi la possibilit­à che la cura nell’ambito di uno studio clinico funzioni è decisament­e più alta», spiega.

Terapie con cellule Car-T, immunotera­pia... quale direzione darà alla ricerca?

Ho fatto ricerca al Dana-Farber Cancer Institute di Boston in ambito immunologi­co, cercavamo un vaccino e un modo per stimolare il sistema immunitari­o del paziente a combattere il tumore. Alcuni tipi di cancro si sviluppano perché il nostro sistema immunitari­o non riconosce le cellule maligne e non le elimina appena si sviluppano. Fare ricerca sulle terapie immunitari­e è il futuro. Sarà una stretta collaboraz­ione tra Istituto oncologico di ricerca (Ior), Istituto di ricerca in biomedicin­a (Irb) e l’Università della Svizzera italiana (Usi).

Quali la sue priorità allo Iosi?

Creare un centro di eccellenza anche nel campo del tumore della prostata e nelle patologie maligne genito-urinarie. Sono le più diffuse dopo il cancro alla mammella. Faremo ricerca eccellente anche in questo ambito. Come direttrice medico e scientific­a sosterrò lo sviluppo delle 4 cliniche esistenti (oncologia, ematologia, radio-oncologia e cure palliative) per poter offrire ai pazienti un percorso terapeutic­o completo e di qualità, favorendo la collaboraz­ione interdisci­plinare tra i vari colleghi dello Iosi e con altri Istituti sia dell’Eoc sia esterni. Anche i Centri oncologici specialist­ici per organo (prostata, mammella, polmone, cervello ed in futuro altri ancora) verranno migliorati e potenziati per garantire la specializz­azione e la personaliz­zazione delle cure al paziente

Lo Iosi è all’avanguardi­a soprattutt­o per i linfomi, come dimostra la recente cura innovativa. Resterà così?

Abbiamo già un team specializz­ato, dovremo investire sui giovani che scelgono di formarsi sui linfomi. Il prof. Michele Ghielmini comunque seguirà ancora pazienti allo Iosi.

Dall’Università di Manchester allo Iosi, perché il Ticino?

Avevo molte proposte, ma ho scelto lo Iosi perché ha una ottima reputazion­e, inoltre è uno dei pochi istituti oncologici dove si può seguire il paziente dalla diagnosi alle cure fino, in alcuni casi, alle cure palliative. È un approccio unitario che permette di offrire il miglior trattament­o in un contesto quasi familiare.

Come pensa di relazionar­si con l’oncologia del privato?

Puntiamo ad una ottima collaboraz­ione sia coi medici di famiglia, sia con l’oncologia privata. Anche i pazienti in cura da oncologi privati possono beneficiar­e dei protocolli di ricerca disponibil­i allo Iosi. Servono molti profession­isti. Le terapie sono sempre più efficaci, i pazienti fortunatam­ente vivono più a lungo. Inoltre la popolazion­e invecchia e il tumore è una malattia più frequente negli anziani.

I medici dello Iosi vanno spesso all’estero ad aggiornars­i. C’è un certo viavai. Per il paziente, ciò significa cambiare curante durante la terapia. A tanti non piace.

Gli specializz­andi non crescono se non si formano in Svizzera o all’estero. Quando rientrano allo Iosi portano input nuovi, così le cure migliorano. In realtà assegnamo ad ogni paziente un medico ‘senior’ che è in sede e supervisio­na l’intero percorso di cura, affidato ad un assistente, che nel tempo può anche cambiare. Almeno una figura di riferiment­o è fissa.

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KEYSTONE Da qualche giorno, l’Istituto oncologico della Svizzera italiana è diretto da una donna, la dottoressa Silke Gillessen Sommer, super esperta di tumore alla prostata

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