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‘Fate venire in Ticino i miei figli’

Hodan, donna somala di 33 anni, per due giorni davanti al governo ha chiesto il ricongiung­imento Sia lei sia il marito hanno un permesso provvisori­o, e quindi non è possibile. Il sit-in alle Orsoline con la rassegnata speranza di rivedere i bambini che vi

- Di Jacopo Scarinci

Si chiama Hodan, ha 33 anni e viene dalla Somalia. È seduta da due giorni davanti a Palazzo delle Orsoline, con in mano una piccola bandiera rossocroci­ata e un cartello. Che con un grido silenzioso chiede attenzione ai membri del governo. Un cartello pieno di dolore e rassegnazi­one. E di tutte le angosce che una madre con quattro figli minorenni tra i 16 e i 12 anni lontani, soli, può provare mentre la legge le spiega perché non possono raggiunger­la qui in Svizzera. Si ritrae timorosa quando proviamo a parlarle. Ha paura. Al «sono un giornalist­a» annuisce. Parla poco e male italiano ma comincia ad aprirsi, Hodan. E a raccontare la sua storia. È arrivata in Ticino dalla Somalia quattro anni fa, assieme a suo marito. Ha attraversa­to l’Africa, fino alla Libia. Incinta e senza i figli, voleva evitargli la traversata. Poi il mare. E quattro giorni dopo l’arrivo in Ticino la nascita della figlia con la speranza, chissà, di una vita più fortunata. Che non arriverà. Non parla Hodan, sussurra. Timida e impaurita, sconfortat­a. «Non ho potuto andare a scuola e lavorare, con la bambina piccola» dice. Il marito, che non è però il padre dei quattro bimbi lontani, ha raccolto per anni pomodori in campagna, ma ora ha perso quel lavoro. Abitano a Giubiasco, sono aiutati dalla Caritas e dal Soccorso operaio svizzero, ma la legge parla chiaro: chi è detentore di un permesso F, valido per gli stranieri ammessi provvisori­amente e rinnovabil­e ogni anno, non può godere del ricongiung­imento familiare. Gliel’ha detto «l’avvocato», gliel’ha detto «anche Berna», poiché è la Segreteria di Stato della migrazione ad avere l’ultima parola. Gli occhi le si bagnano di lacrime quando dalla mappetta che ha con sé tira fuori due fogli. E ce li fa leggere. Il primo gela il sangue. Proviene dal ‘Madina Hospital’ di Nairobi, Kenya, città dove si trovano al momento i suoi figli. Il 18 settembre 2019 le ha scritto che la figlia quindicenn­e ha subito uno stupro, con ferite a viso, bocca, denti, collo, busto, cosce e genitali. E spiega, freddament­e come fa ogni bollettino medico, lo stato in cui è giunta in ospedale la ragazza. Hodan ha scoperto così che la figlia è stata stuprata, con una lettera.

Il secondo documento è datato 14 maggio 2019, e le è stato inviato dal ‘Refugee community groups’ del Kenya. Le dicono che i suoi quattro figli sono lì, presso la comunità somala che si trova a Nairobi. E la situazione è critica: “I suoi figli sono a rischio perché non vi è nessun supervisor­e che li segua durante le loro attività quotidiane (...) inoltre si tratta di migranti senza permesso e privi di basi legali per risiedere in Kenya. Dunque lo scopo di questa lettera è portare il loro dramma all’attenzione delle autorità competenti” in modo che, riassumend­o, sia possibile il ricongiung­imento con la madre. I rischi quotidiani di questi giovani, per l’associazio­ne, includereb­bero “sfruttamen­to, estorsione e arresti arbitrari”. I ragazzi, si specifica, vivono “in condizioni vergognose, in una baraccopol­i nella quale lo squallore è la norma”. Infine il gruppo lancia “un appello umanitario alle autorità svizzere chiedendo di facilitare e sveltire il processo di ricongiung­imento familiare”. Ma la legge è la legge, condivisib­ile o meno. Lo sa, Hodan. «Con permesso F i miei figli non possono venire», dice. «Berna detto no», racconta con la voce rotta dall’emozione. Fa freddo, e i due biscotti che ha su un piatto di carta di fianco a lei non possono bastare. L’intervento cortese, educato, umano della Polizia la convince a desistere quando il sole comincia a tramontare. Va a casa Hodan, a Giubiasco. Per passare un’altra sera senza i suoi figli.

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TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI Il Soccorso operaio svizzero la sta aiutando con consulenze e sostegno

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