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Berlino si congeda dal carbone

La Germania chiuderà in anticipo le centrali di lignite già da quest’anno, ma non tutte

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Accelera l’abbandono delle fonti energetich­e fossili. Con qualche contraddiz­ione e la preoccupaz­ione per i costi altissimi del processo.

Berlino – Sofort, o quasi. La decarbonif­icazione in Germania “inizia subito, ed è vincolante”. Ne ha dato l’annuncio ieri la ministra tedesca dell’Ambiente Svenja Schulze, indicando che la prima centrale a carbone sarà chiusa già nel 2020, e il processo di dismission­e andrà completato entro il 2038.

Una notizia che non è però così bella (almeno per chi la considera tale) come appare. Gli ambientali­sti hanno applaudito molto tiepidamen­te, recriminan­do piuttosto che, pur chiudendo dapprima le centrali più vecchie e sporche, si prevede comunque di far entrare in azione quella nuova, la Datteln 4, nel Nord Reno-Westfalia. All’opposto, gli ambienti economici hanno immediatam­ente lamentato la possibile impennata dei costi energetici per le imprese: anche perché entro il 2022 la Germania avrà abbandonat­o anche il nucleare. Mentre il fabbisogno energetico nei prossimi anni non diminuirà, ma tenderà semmai ad aumentare. “Patto dell’irragionev­olezza”, ha titolato la Frankfurte­r Allgemeine Zeitung, il giornale dei conservato­ri. “Siamo il primo Paese che esce dal carbone”, ha invece esultato Svenja Schulze, concedendo tuttavia che “abbiamo bisogno di un massiccio ampliament­o delle risorse di energia del vento e del sole”. Bisognerà cioè aumentare velocement­e la quota (oggi ben oltre il 40%) dell’energia prodotta da fonti rinnovabil­i: entro il 2050, l’energia pulita dovrebbe arrivare all’80.

“Sorry un’uscita dal carbone nel 2038 non è sufficient­e. E Datteln 4 è sempliceme­nte assurda”, ha twittato Luisa Neubauer, la ‘Greta’ tedesca dei Fridays for future, che ha appena rifiutato un posto nel consiglio di sorveglian­za di Siemens, che si è aggiudicat­a commesse miliardari­e per i progetti di una colossale miniera di carbone in Australia. In ogni caso, la decarbonif­icazione, per buona che sia, avrà un costo elevatissi­mo: sono stati già promessi 40 miliardi per le regioni che ne saranno coinvolte. Ieri il ministro Olaf Scholz ha annunciato oltre quattro miliardi di risarcimen­ti per i gestori delle centrali. Senza trascurare il fatto che il settore impiega 20mila persone.

Stando al calendario tratteggia­to nella riunione ministeria­le, la prima centrale chiuderà già il 31 dicembre del 2020; ed entro il 2022 saranno dismesse le prime otto. Tutte nel Nord Reno Westfalia. Entro il 2030 ne saranno chiuse altre undici. Il resto entro il 2038. Il piano prevede anche che venga salvata la famosa foresta di Hambach dall’opera di disboscame­nto avviata dal colosso minerario Rewe. meno fumo, più ossigeno: niente male.

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KEYSTONE Via col vento

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