Khamenei torna per ridare morale alla truppa
Teheran – “Uno schiaffo in faccia agli Stati Uniti”, che poi non ha fatto così male. Ma se a vantarlo è Ali Khamenei, tornato dopo otto anni a officiare la preghiera islamica del venerdì nella grande moschea Mosalla, significa che a Teheran le cose non si mettono bene. Dopo mesi di proteste popolari, l’uccisione di Qassam Soleimani ordinata da Donald Trump aveva avuto l’effetto di rinsaldare attorno al regime un consenso da tempo indebolito. Ma il successivo abbattimento del Boeing ucraino sopra l’aeroporto di Teheran (176 morti) e le successive manifestazioni di denuncia delle “menzogne del regime” hanno vanificato quel credito. Che nemmeno il bombardamento della base statunitense in Iraq (debitamente “telefonato”, così da non far, troppe, vittime) sembra bastato a ricostituire. Così è toccato alla Guida suprema il compito di rinsaldare le fila. Khamenei ha tenuto un sermone infuocato, denunciando l’arroganza degli Stati Uniti ed esaltando la resistenza degli iraniani: gliele abbiamo suonate. In effetti, poche ore prima l’esercito Usa aveva riconosciuto il ferimento di undici militari nell’attacco alle sue basi in Iraq. Non un granché, come “schiaffo” al Grande Satana, ma buono, in mancanza d’altro, per rilanciare la propaganda. Della quale fa parte anche l’ammonimento rivolto da Khamenei ai manifestanti: Trump – che ha avuto il becco di incitare i manifestanti con tweet in farsi – è un “pagliaccio” che finge di sostenere il popolo iraniano ma poi lo “colpirà alle spalle con un pugnale velenoso”.
Ad ascoltare Khamenei migliaia di persone accorse sin dalle prime ore del mattino, tra inni ad Allah e ‘Morte all’America’ (e a israele, va da sé). Una prova di forza trasferita poi nelle strade, dove i manifestanti hanno inneggiato al regime, bruciando le solite bandiere, dopo che alcuni studenti (“pagliacci manipolati” anch’essi) si erano rifiutati di farlo nei cortei contro le “bugie” sull’abbattimento accidentale del Boeing. Abbattimento che la Guida Suprema ha derubricato ad “amaro incidente”. Con sentite condoglianze.