A piedi per trovare la via
Diciannove giorni di marcia a piedi per riflettere, ma anche per trovare la misura di sé. Il giovane ticinese Mirko Cotti Piccinelli ha affrontato il viaggio da Como a Napoli. La sua avventura l’ha raccontata ad amici, conoscenti e sconosciuti in diretta
Andare a Napoli a piedi dal Ticino. «Avevo voglia di mangiarmi una pizza», risponde ridendo Mirko Cotti Piccinelli quando gli chiediamo perché abbia scelto proprio il capoluogo campano come destinazione della sua avventura. Lui, 23enne luganese, ha terminato i suoi studi alla Commercio di Lugano. Poi il servizio civile: «Ho lavorato un anno in comunità, con ragazzi che hanno problemi di tossicodipendenza. Forse proprio anche questa esperienza mi ha portato a fare una scelta del genere: vedere una realtà come quella ti fa capire quanto valga la pena vivere. Sono partito due settimane dopo la fine del servizio».
Ad aver messo in lui il tarlo dell’avventura è stato un film: ‘Into The Wild’ – spiega –. Dopo averlo visto ho iniziato a cercare me stesso e ho preso la storia di quel ragazzo come riferimento. Fino al giorno in cui sono partito non riuscivo a credere di fare quello che ho fatto: avevo un sacco di ansie, paure e paranoie. Poi ho compiuto, letteralmente, il primo passo e adesso se ripenso a quanto mi preoccupavo mi vien da ridere. Il difficile è davvero iniziare, come per tante cose nella vita».
La sua avventura in solitaria è iniziata un giovedi alle 7, con la partenza da Como e si è conclusa diciannove giorni dopo con l’arrivo nei pressi del Vesuvio. Un’esperienza che anche altri hanno fatto prima di lui, ma che per ognuno assume un significato diverso. La sua l’ha condivisa con amici e conoscenti soprattutto tramite Instagram, ma anche con il nostro sito www.laregione.ch.
«È andata bene, è stata una bella avventura – ci dice –. Ma quando sono arrivato a Napoli ho subito voluto tornare. Mi sembrava che rimanere avrebbe fatto perdere di senso al viaggio. Ho dormito in un B&B vicino alla stazione e poi ho preso il Frecciarossa: il treno più veloce a disposizione perché non ce la facevo più a stare fermo. Ora sono distrutto, sento salire la stanchezza». Stanchezza, ma anche soddisfazione e appagamento: «Quello che cercavo non lo sapevo prima di partire e, francamente, non lo so ancora ora che sono tornato. Ma ho capito che persona sono e su che strada voglio continuare. Ora mi conosco».
E Mirko ora conosce anche le difficoltà di un viaggio del genere: 30 chilometri al giorno (percorsi in parte anche grazie a sporadici passaggi in auto) per lo più sull’asfalto: «Nella preparazione mi sono basato troppo su chi ha fatto il cammino di Santiago. In realtà quello che ho fatto è completamente diverso. Avrei dovuto informarmi meglio, ma mi sono detto: ‘Lo faccio o basta’. E ho scoperto che è inutile pianificare troppo le tappe e il tragitto». La camminata ha lasciato il suo segno positivo. Tanto che Mirko non ha esitato a pianificare per maggio di quest’anno un nuovo viaggio con gli amici lungo la Via degli Dei, da Bologna e Firenze. «Vorrei coinvolgere altri ragazzi ticinesi perché mi sono accorto che, se è mancato qualcosa durante questa mia avventura, è proprio la possibilità di condividerla con qualcuno. Da questo punto di vista devo dire comunque grazie ai social network perché pubblicare video, foto, chiedere informazioni e ricevere risposte mi ha fatto sentire le persone più vicine».
Il suo viaggio vuole essere un messaggio anche ad altri giovani come lui: «Se avete un sogno, non abbiate paura: il passo più difficile è il primo».
E il suo lo ha fatto: quei social che lo hanno accompagnato sono ora il suo lavoro. Mirko ha di recente messo su una ditta individuale attiva nella comunicazione su internet.