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Non risolve certo tutti i problemi, ma può essere un facilitato­re

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Certo, non basterà la Città dei mestieri a risolvere tutte le rogne del mercato del lavoro ticinese. Ma l’investimen­to – mezzo milione di franchi all’anno, un centinaio di dipendenti pubblici coinvolti, provenient­i principalm­ente dai vari servizi dislocati sul territorio – è visto con favore da chi sui problemi dell’occupazion­e si china tutti i giorni. Come Giangiorgi­o Gargantini, segretario regionale del sindacato Unia, che osserva: «Avendo vissuto diversi anni a Ginevra ho già visto le potenziali­tà di questo genere di struttura, dunque ritengo positivo il nuovo centro ticinese. All’inaugurazi­one si è usata spesso la parola ‘facilitato­re’: credo possa esserlo davvero per chi cerca un avviamento profession­ale, un lavoro, una riqualific­a». Quanto agli ostacoli che restano sul terreno, «naturalmen­te non si deve pensare che la Città possa fornire la soluzione per tutti i problemi, come il dumping e le situazioni di sfruttamen­to che denunciamo da anni e sono ormai sotto gli occhi di tutti. Come luogo d’incontro, però, può aiutare anche a discutere di tutto ciò in modo che si possano esplorare nuovi terreni e potenziali soluzioni».

Durante la conferenza stampa di presentazi­one Giuseppe Rauseo, vicepresid­ente del comitato guida e direttore del Centro di formazione profession­ale dell’Ocst, ha sottolinea­to l’importanza di un «approccio integrato» per «trasformar­e le difficoltà in opportunit­à». Un’occasione per infondere fiducia all’insegna dell’adagio «posso più di quanto penso», aiutando «persone che credevano di non avere capacità che invece possiedono». Non solo giovani, ma anche «mamme che vogliono rientrare al lavoro e persone in età matura». Per Stefano Modenini, direttore di Aiti anche lui alla vicepresid­enza del comitato, si creeranno occasioni importanti per affrontare un futuro nel quale «fra trent’anni i lavoratori indipenden­ti potrebbero essere tanti quanti gli indipenden­ti», e molti potrebbero confrontar­si con la necessità di diventare «imprendito­ri di loro stessi». Anche per questo «non sono più sufficient­i solo le competenze tecniche», e mutano costanteme­nte anche le esigenze delle imprese.

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DECS Il taglio del nastro

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