‘Fallito’ il lancio di Libra
Il 2019 è stato un anno straordinario per Facebook a Wall Street: le sue azioni sono cresciute di oltre il 50%, quasi il doppio dell’indice azionario americano S&P500. Sarà il 2020 l’anno dello sboom?
Tanti sono i motivi per far sgonfiare le quotazioni della società fondata e diretta da Mark Zuckerberg, che a 35 anni è il quinto uomo più ricco al mondo con 82 miliardi di dollari di patrimonio personale.
Una riguarda il ‘fallimento’ del lancio di Libra, la nuova valuta digitale ideata da Facebook che avrebbe dovuto vedere la luce quest’anno e invece è ferma al palo. A dichiarare che il progetto è ‘fallito’ nell’attuale forma è stato un mese fa nientemeno che il ministro delle Finanze ed ex presidente della Confederazione Ueli Maurer. «Non credo che Libra abbia chance, perché le banche centrali non accetteranno il paniere di valute reali a cui vuole ancorarsi – ha detto –. Quindi il progetto in questa forma è fallito». La bocciatura è grave perché viene dall’autorità finanziaria del Paese in cui l’associazione che dovrebbe gestire Libra – e in cui Facebook è leader – aveva deciso di avere il suo quartier generale, scegliendo Ginevra come base. Il governo svizzero ha precisato di essere sempre interessato a discutere il futuro di Libra e di essere «aperto in generale a progetti che riducano il costo delle transazioni internazionali e cerchino di promuovere l’inclusione finanziaria». Ma, appunto, tutto dipende dal modo in cui Facebook e gli altri promotori risponderanno alle mille domande delle autorità finanziarie di tutto il mondo e se troveranno un accordo su come la nuova valuta può essere regolata e controllata.
«Stable coin»
Il nobile scopo di Libra sarebbe – secondo Zuckerberg – rendere molto più veloci e a basso costo i trasferimenti di denaro, sfruttando la tecnologia blockchain, la stessa alla base della criptovaluta bitcoin. Pagare per acquisti o spedire soldi a parenti e amici in qualsiasi Paese dovrebbe diventare facile come mandare un messaggio via WhatsApp dal proprio smartphone. E sarebbe un servizio accessibile a quel miliardo e 700 milioni di cittadini nel mondo che non hanno un conto corrente bancario. Per non avere un valore volatile come quello di bitcoin, gli ideatori di Libra hanno pensato di disegnarla come una «stable coin», una moneta virtuale «stabile», perché ancorata a un paniere di valute reali, come il dollaro Usa, l’euro, lo yen e la sterlina, e garantita da riserve liquide. Per ogni unità di Libra in circolazione, cioè, ci sarebbe un valore equivalente custodito ‘al sicuro’, ma non è chiaro chi dovrebbe gestire queste riserve e come.
Fed e banche centrali minacciate
Le banche centrali, dalla Federal reserve americana e quelle europee, si sentono minacciate dal nascere di una valuta come Libra. Temono che la loro politica monetaria venga travolta, e al tempo stesso stanno valutando anche loro la creazione di proprie valute digitali. Mentre i governi vedono il rischio che Libra diventi un ulteriore strumento nelle mani dei criminali per riciclare denaro o finanziare terroristi.
Tra sicurezza e addii
La Libra Association e Facebook si sono detti impegnati in «un dialogo continuo e costruttivo» con governi e controllori per «trovare il modo migliore per lanciare un sistema di pagamenti internazionale veloce, sicuro e rispettoso delle regole». Zuckerberg e i suoi amici devono però fare i conti con la scarsa fiducia che sia le autorità pubbliche sia i cittadini nutrono verso Facebook, che comunque resta l’animatore dell’intero progetto.
Dalla Libra Association si sono infatti ritirate le importanti società che in un primo tempo avevano aderito: i sistemi di pagamenti online Paypal e Stripe, le piattaforme di ecommerce eBay e Mercado pago, i circuiti di carte di credito MasterCard e Visa, l’agenzia online di viaggi Booking. L’ultima è Vodafone che ha abbandonato la Libra Association martedì scorso. Sono rimasti la società olandese di pagamenti online PayU, i due servizi di autisti on demand Uber e Lyft, l’azienda telecom Iliad, il servizio di musica in streaming Spotify, alcuni venture capitalist come Andreessen Horowitz e un gruppo di organizzazioni non profit, oltre a Calibra, la società creata da Facebook per sviluppare servizi basati su Libra. Il fattore fiducia pesa più che mai mentre Facebook è sotto inchiesta da parte dell’antitrust in 47 stati; è accusata di non fare abbastanza per fermare le campagne di disinformazione che cercano di manipolare le elezioni politiche negli Usa e in altri Paesi; ed è duramente criticata per come gestisce i dati personali dei suoi utenti e la loro privacy.
Zuckerberg ha appena fatto dietrofront circa l’intenzione di vendere pubblicità su WhatsApp, una delle quattro piattaforme del suo gruppo insieme a Facebook, Messenger e Instagram, che in tutto contano 2,8 miliardi di utenti al mese. Nel 2018 aveva annunciato il piano di «monetizzare» il servizio criptato di messaggi comprato per 22 miliardi di dollari, spingendo chi l’aveva creato ( Jan Koum and Brian Acton) ad andarsene. Ma ora ci ha ripensato, forse per le difficoltà tecniche di conciliare il criptaggio del servizio con la pubblicità. Anche l’idea di Libra è nata come un modo per diversificare le fonti di fatturato e profitti, che oggi vengono quasi tutti dalla pubblicità su FB. E magari Zuckerberg sarà costretto a cambiare idea anche sulla fattibilità della valuta virtuale.