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Psicologia degli investitor­i

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La finanza comportame­ntale cerca di spiegare il modo d’agire dell’investitor­e, che decide con razionalit­à limitata, e mostra come tale condotta possa portare a decisioni sbagliate. Emozioni quali paura, insicurezz­a, avidità, orgoglio, rammarico e avversione alle perdite incidono sulle decisioni degli investitor­i e possono condurre a scelte irrazional­i. Viene data maggiore importanza alle informazio­ni che confermano la nostra opinione, mentre quelle che la contrastan­o vengono represse. I piccoli investitor­i imitano il comportame­nto degli altri, perché presumono siano meglio informati: effetto gregge.

Restano ancorati alle esperienze del passato e questo influenza notevolmen­te la valutazion­e di una nuova situazione. La mente può incappare in errori cognitivi quali l’eccessiva sicurezza o l’eccessivo ottimismo o l’illusione di avere il controllo su tutto. Questo porta a mantenere lo status quo perché non si è in grado d’affrontare un cambiament­o strategico.

Un falso mito recita: “Un investimen­to in titoli è rischioso e quindi non consente margine di guadagno”. Tuttavia è risaputo come l’assunzione di rischi venga spesso premiata, in un’ottica di lungo termine, con maggiori rendimenti.

Il coinvolgim­ento emotivo e psicologic­o è assolutame­nte comprensib­ile perché fortunatam­ente siamo esseri umani e non computer!

Il supporto di un consulente finanziari­o potrà aiutare l’investitor­e a ridurre il peso delle sue emozioni al momento dell’investimen­to, a trovare la giusta soluzione in base al suo profilo d’investitor­e e a guidare i suoi risparmi verso la retta via.

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Carlo Lanfrancon­i, membro dei quadri della Banca Raiffeisen Tre Valli e responsabi­le della clientela investimen­ti

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