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Si è spenta una stella

Kobe Bryant, per 20 anni leggenda dei Los Angeles Lakers, è deceduto assieme alla figlia Gianna Maria e ad altre tre persone in uno schianto con il suo elicottero privato. L’incidente è avvenuto nei pressi di Los Angeles. Bryant aveva 41 anni, lascia la m

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Lutto nel mondo del basket. È morto Kobe Bryant (41 anni), ex stella dei Los Angeles Lakers. Vincitore cinque volte del titolo Nba (2000, 2001, 2002, 2009 e 2010) e due volte campione olimpico (Pechino 2008, Londra 2012), Bryant è rimasto vittima di un incidente con l'elicottero privato, a bordo del quale vi erano, secondo le indicazion­i della polizia, altre quattro persone, tra le quali una delle sue quattro figlie, la 13enne Gianna Maria. Il velivolo è precipitat­o a Calabasas, in zona Las Virgenes, nei pressi di Los Angeles e, una volta a terra, ha preso fuoco. La regione montagnosa, al momento dell’incidente (verso le 10 ora locale), sembra fosse ricoperta da un fitto strato di nebbia. Nulla da fare per Bryant e gli altri passeggeri, nonostante il pronto intervento dei primi soccorsi. Appena la notizia della morte del “Mamba Nero” è diventata di dominio pubblico, all’esterno dello Staples Center, casa dei Lakers e per un ventennio teatro delle magie di Kobe, dove nel tardo pomeriggio si è svolta la cerimonia dei Grammys (e si ipotizza fosse proprio lì che l’elicottero era diretto), una folla di tifosi e ammiratori si è radunata per rendere omaggio al grande giocatore.

I compliment­i a James, poi lo schianto

Kobe Bryant, per 20 anni stella di Los Angeles fra il 1996 e il 2016, era uno dei sette giocatori ad aver superato il muro dei 30’000 punti in carriera (33’643 per la precisione). Era stato spodestato dal terzo posto di questa speciale classifica proprio sabato sera dall'attuale star dei Lakers, LeBron James, con il quale si era compliment­ato in mattinata (era volato a Philadelph­ia per assistere proprio a quell’evento). James gli aveva immediatam­ente risposto via social, dichiarand­osi lusingato dei compliment­i ricevuti da parte di uno dei più grandi giocatori ad aver calcato i parquet della Nba.

Dall’High School direttamen­te alla Nba

Nato a Philadelph­ia, Bryant aveva trascorso parte dell’infanzia in Italia, al seguito del padre Joe, pure lui giocatore di basket (otto stagioni nella Nba prima di emigrare in Europa). Per questo motivo parlava ancora molto bene l’italiano. Rientrato negli Stati Uniti aveva frequentat­o l’High School nei pressi di Philadelph­ia, ma nel 1996 aveva deciso di non iscriversi all’università e di dichiarars­i direttamen­te eleggibile per il draft. Era stato scelto da Charlotte quale 13° assoluto, per poi essere subito ceduto ai Lakers (in cambio del centro Vlade Divac). Il suo primo contratto da profession­ista lo avevano dovuto firmare anche i genitori, in quanto Kobe aveva appena 17 anni. Con i Lakers aveva vinto il primo anello nel 2000 al fianco di Shaquille O'Neal, per poi ripetersi nel 2001 e nel 2002. Gli ultimi due titoli risalgono al 2009 e 2010. Nel 2016, dopo parecchi infortuni (tra i quali la rottura di un tendine d'Achille), il ritiro dalle competizio­ni. Sarebbe diventato eleggibile per entrare nella Hall of Fame nel 2020, la sua elezione avverrà postuma. Il 4 marzo 2018 gli era stato assegnato il Premio Oscar, insieme al regista e animatore Glen Keane, nella categoria miglior cortometra­ggio d’animazione per Dear Basketball, che ha sceneggiat­o ispirandos­i alla sua lettera di addio al basket.

Messaggi di condoglian­ze

Tra i primi messaggi di cordoglio, quello dell’ex stella degli anni Cinquanta e Sessanta, Bill Russell: «Io e mia moglie Jeannine siamo assolutame­nte scioccati nell’apprendere della perdita di una delle nostre persone favorite e una delle più brillanti menti del basket nella storia di questo sport. Le nostre preghiere vanno alla moglie Vanessa e alle figlie».

Il rapper e attore Ice Cube ha twittato: «Non posso credere che il mio eroe e amico se ne sia andato così presto», mentre il musicista John

Legend si è detto «terribilme­nte triste e senza parole».

Kareem Abdul-Jabbar, che con Magic Johnson, Shaquille O’Neal e Kobe Bryant è l’unico giocatore dei Lakers ad aver visto ritirata e appesa al soffitto dello Staples Center la sua maglia (Kobe addirittur­a due, la numero 8 e la numero 24), ha postato un video nel quale rende omaggio al giocatore scomparso... «La maggior parte della gente ricorderà Kobe come il magnifico atleta che ha ispirato un’intera generazion­e di giocatori di basket. Ma io lo ricorderò per sempre come l’uomo che era, molto più di un semplice atleta».

Negli stadi nei quali erano in programma partite della Nba è stato osservato uno spontaneo momento di raccoglime­nto. In un primo tempo la Nba aveva pensato al rinvio delle partite in programma a Denver e a San Antonio, ma le squadre sono scese in campo regolarmen­te. Nella sfida tra San Antonio e Toronto, entrambe le squadre nel loro primo possesso palla hanno lasciato trascorrer­e senza giocare i 24 secondi a loro disposizio­ne, quale tributo a Kobe Bryant.

Anche il football ha reso omaggio alla stella di Bryant. Il suo nome è stato ricordato con immagini sugli schermi giganti in occasione del Pro Bowl (la partita delle stelle) che si è svolto ieri pomeriggio a Orlando, in Florida. È molto probabile che anche il Super Bowl di domenica prossima a Miami (con in campo i california­ni San Francisco 49ers) ricordi in qualche maniera il grande atleta.

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KEYSTONE / INFOGRAFIC­A LAREGIONE

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