Renato Carettoni: ‘Un trauma, come quando a morire fu Petrovic’
«Ancora non riesco a capacitarmi di quanto successo. Non ho parole». In Ticino Renato Carettoni è uno dei massimi esperti del pianeta Nba. La notizia della morte di Kobe Bryant e della figlia Gianna Maria lo ha scioccato... «Sto provando le stesse sensazioni che avevo avuto nel 1993, quando a morire in un incidente della circolazione era stato Drazen Petrovic, stella della Jugoslavia e dell’allora appena nata Croazia. Come Bryant era stato uno dei più grandi cestisti della sua generazione e rispetto a Bryant era deceduto nel pieno della carriera, a soli 29 anni». Renato Carettoni aveva visto giocare dal vivo la guardia dei Los Angeles Lakers in più di un’occasione... «Assolutamente sì, in quanto ho assistito a moltissime finali del campionato: l’ho potuto ammirare praticamente dalla sua “nascita” fino al giorno del suo ritiro. Ho pure avuto la possibilità di parlare con lui, anche perché, come noto, conosceva molto bene l’italiano».
È stato uno di quegli sportivi che nascono una volta per generazione... «Ricordo, tra l’altro, che era stato il primo a compiere il salto dal liceo direttamente alla Nba, senza passare dal college. Aveva ancora 17 anni quando i Lakers lo avevano messo sotto contratto eppure il suo impatto sul gioco e sulla squadra era stato devastante. Grazie a lui e a Shaquille O’Neal i Lakers avevano vinto tre titoli. E quando Shaq aveva lasciato Los Angeles, i Lakers avevano continuato a vincere soprattutto grazie al Mamba Nero». Un giocatore che ha cambiato il gioco del basket? «È stato uno dei più grandi di questo sport, ma sul campo era l’epigono di Michael Jordan, il suo basket si inseriva nel solco di quello del campione di Chicago. Non ha cambiato il gioco, ma ne è stato uno dei massimi interpreti».
E una persona molto corretta... «Un grande professionista. Una star che in campo dava l’anima. Sempre molto corretto con i tifosi e nei confronti della stampa, anche se a quei tempi i social media ancora non spopolavano».