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Addio a Tiziana Soudani

Da ‘Pane e tulipani’ di Soldini alle ‘Meraviglie’ di Rohrwacher, la produttric­e ticinese è scomparsa ieri ‘Un’avventura non facile’: dai primi film ai successi internazio­nali ai documentar­i, la vita per il cinema di una persona solare e istintiva. ‘Se un

- Di Ivo Silvestro

«È un marasma ma è bello»: così Tiziana Soudani, in un’intervista, aveva riassunto il suo lavoro di produttric­e cinematogr­afica. L’occasione – era il 2017 – era il Premio d’onore delle Giornate cinematogr­afiche di Soletta: era la prima volta che quel riconoscim­ento andava a un produttore, questa figura tanto importante quanto discosta del cinema, dove di un film si pensa subito a registi e interpreti, più raramente a chi ne ha reso possibile la realizzazi­one.

La notizia della morte di Tiziana Soudani, avvenuta nella notte tra sabato e domenica, ha turbato la 55ª edizione del festival del cinema svizzero, dove proprio in questi giorni troviamo in programmaz­ione tre produzioni di Tiziana Soudani: ‘Love me Tender’ di Klaudia Reynicke, in corsa per il Prix du public, e i documentar­i ‘Amazonian Cosmos’ (vedi articolo sotto) e ‘Monsieur Pigeon’ di Antonio Prata (di cui abbiamo parlato nell’edizione di sabato).

‘Una coraggiosa pioniera’

Il cinema perde “una coraggiosa pioniera nonché una personalit­à raggiante e fonte di ispirazion­e” ha dichiarato la direttrice artistica Anita Hugi. Come madrina delle Giornate cinematogr­afiche di Soletta, Tiziana Soudani aveva firmato l’anno scorso il “Pledge for Parity and Inclusion” promosso dallo Swiss Women’s Audiovisua­l Network. “Tiziana Soudani era un’anima essenziale del cinema ticinese e svizzero, guida e ispirazion­e per chi fa cinema in questo territorio, dimostrand­o con il suo esempio una cosa semplice: si può” è invece il commosso ricordo che arriva dal Locarno film festival, dove all’inizio degli anni Novanta è stata coordinatr­ice dei Pardi di domani e poi assistente del direttore artistico Marco

Müller. Tornando nel 2013 per ritirare il Premio Cinema Ticino.

Ma i riconoscim­enti che più parlano di lei e della sua idea di fare cinema sono quelli conquistat­i dai suoi film. E l’elenco è lungo, dai 9 David di Donatello di ‘Pane e tulipani’ di Silvio Soldini (che valse anche un Premio del cinema svizzero a Bruno Ganz come miglior attore) al Gran Prix al Festival di Cannes di ‘Le meraviglie’ di Alice Rohrwacher, e poi ancora i riconoscim­enti di ‘Lazzaro felice’ sempre di Alice Rohrwacher, di ‘Vodka Lemon’ di Hiner Saleem, di ‘L’intervallo’ di Leonardo Di Costanzo… Ma il film decisivo – come ci aveva detto nell’intervista – è stato ‘Waalo Fendo - Quando la terra gela’ del marito Mohammed Soudani nel 1998. Un film, ha ricordato, «che abbiamo prodotto con le nostre fatiche, ipotecando la casa, e che ha vinto il premio del cinema svizzero. Questo film ci ha fatto conoscere in Svizzera».

Tiziana Soudani è nata e cresciuta a Locarno, ma la sua storia con il cinema è iniziata in Africa, in Burkina Faso, dove lavorò alla realizzazi­one di ‘Ablakan’ di Roger Gnoan M’Bala. «Un’avventura non facile, ma che mi ha insegnato tantissimo» aveva raccontato. Al rientro, la nascita di Amka Films, la casa di produzione cui si devono i film citati precedente­mente e molti altri, tra cui il documentar­io ‘L’Afrique des

Femmes’ che stava ultimando con il marito Mohammed Soudani.

Il cinema come famiglia

Amka films che prende il nome da quello delle due figlie, Amel e Karima. Perché per lei il cinema era innanzitut­to famiglia, come ci hanno confermato le sue “amiche e colleghe” Tina Boillat, Michela Pini e Gabriella de Gara, ancora scosse dalla notizia. «Mi ricordo ancora il primo incontro con Tiziana: era al Festival di Locarno, alla fine degli anni Novanta» ci racconta Tina Boillat. «A farci conoscere è stato Marco Müller, perché lei e il marito stavano per presentarc­i il loro film: siamo andate a prendere un caffè insieme e da lì è iniziata sia un’amicizia, sia un sodalizio lavorativo durato più di vent’anni». A colpire in modo particolar­e «il suo coraggio nel produrre un film così, un film africano, cosa tutt’altro che evidente… e poi la sua energia, la sua voglia di fare, il suo sorriso contagioso, il suo essere sempre solare». E il ricordo torna a quel primo incontro a Locarno, quando Tiziana «continuava a parlare di “Dani”, di “mio marito Dani” e io non capivo perché sapevo che suo marito si chiamava Mohammed… così le ho chiesto e lei è scoppiata a ridere: “È sempre lui: ne ho uno solo, di marito!”».

«Non mi ricordo più l’anno, ma la prima volta che ho lavorato con Tiziana facevo la ‘runner’, l’autista per un suo film» ha raccontato Michela Pini. «Da allora non mi ha praticamen­te più mollato e con lei sono passata dall’autista, dall’assistente di produzione a diventare produttric­e… è stata la mia “mamma cinematogr­afica”, più che una datrice di lavoro». Con lei, prosegue Michela Pini, «era impossibil­e avere un rapporto solo profession­ale: lei ti dava sempre qualcosa di più». E poi, «la gratitudin­e: lei era quella che sul set ringraziav­a sempre, dagli attori a chi portava da mangiare – e ti faceva sempre sentire importante e questo mi ha sempre stimolato a fare meglio». I film, come li sceglieva? «Era istintiva: se leggeva una sceneggiat­ura e “di pancia” le piaceva, tirava giù mari e monti pur di farla» ha spiegato Michela Pini. «Se un progetto le piaceva non stava lì a guardare, si buttava… e se invece un progetto non le piaceva non lo faceva, anche se importante, anche se le avrebbero aperto nuove opportunit­à, diceva di no, perché non se la sentiva» ha aggiunto Tina Boillat.

«Ho conosciuto Tiziana quando lavoravo ancora alla Rsi» ha iniziato Gabriella de Gara. «Inizialmen­te quindi un rapporto di coproduttr­ici, ma anche lì si è subito creata una connession­e, un’amicizia: tanto che quando ho deciso di lasciare la television­e e diventare produttric­e indipenden­te è stato per me naturale “raggiunger­e la famiglia”, perché era questa la grande capacità di Tiziana: chiunque lavorava diventava parte della grande famiglia… non è che non si discuteva, in Amka, anzi: le discussion­i c’erano, e anche accese, ma sempre con lealtà e onestà, per costruire qualcosa assieme».

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TI-PRESS ‘Guida e ispirazion­e per chi fa cinema in questo territorio’

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