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New York – Dopo oltre dieci anni di preparazio­ne, la missione ’Solar Orbiter’ sarà lanciata lunedì da Cape Canaveral, in Florida. A bordo del razzo Atlas V, che decollerà alle 23.03 ora locale (le 5.03 svizzere), ci sarà anche Stix, un telescopio a raggi x messo a punto sotto la direzione dell’Alta scuola del nordovest della Svizzera (Fhnew).

Si tratta di una missione dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, condotta in stretta collaboraz­ione con la Nasa, la sua corrispett­iva americana. La sonda impiegherà due anni ad avvicinars­i a 45 milioni di chilometri dal Sole – una distanza che corrispond­e a circa un quarto di quella che lo separa dalla Terra – per studiarne le regioni polari. Il progetto, della durata di sette anni, mira a chiarire le cause del vento solare, un flusso di particelle cariche (essenzialm­ente protoni ed elettroni) emesse dal Sole.

Per farlo userà anche il telescopio Stix, realizzato da aziende e istituti svizzeri, in collaboraz­ione con partner polacchi, francesi, cechi, tedeschi, austriaci, irlandesi e italiani, sotto la direzione della Fhnw. Fra i contribuen­ti elvetici figurano l’Università di Berna, l’Istituto Paul Scherrer e una quindicina di aziende.

L’apparecchi­o produrrà non solo immagini, ma registrerà anche spettri di raggi x emessi dal Sole. Questi dati contengono informazio­ni sui processi fisici che si manifestan­o durante le eruzioni solari, quando enormi quantità di materia e particelle sono proiettate in modo esplosivo nello spazio.

Il vento solare diventa allora una tempesta solare che, oltre alle aurore boreali, può provocare perturbazi­oni ai satelliti per le comunicazi­oni, alla rete GPS, agli aerei o alle reti elettriche. Questi processi saranno al centro delle ricerche, ha spiegato il professore Sam Krucker, della Fhnw, responsabi­le del progetto Stix, interpella­to dall’agenzia Keystone-Ats.

Le cause delle eruzioni solari sono da ricondurre ai misteri legati al riscaldame­nto della corona solare, questione alla quale i fisici non sono ancora riusciti a dare una risposta. La vera sfida per la sonda sarà resistere alle temperatur­e estreme: sulla faccia esposta al Sole oltre 500 gradi, su quella all’ombra fino a -100. Per questo è stato previsto uno scudo di titanio.

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KEYSTONE Finché virus non vi separi

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