laRegione

Non che diventi un vizietto

- Di Matteo Caratti

Rieccoci: le urne si chiudono sul filo di lana, il risultato non piace a una parte ed ecco che scatta il ricorso al Tribunale federale. Una volta perché alle elezioni federali di autunno non si sarebbe permesso (da parte di certi comuni) a tutti i connaziona­li che vivono all’estero di esercitare per tempo il diritto/dovere di voto. Un’altra volta, ieri, perché a dire del ‘Ghiro’ – (all’anagrafe Giorgio Ghiringhel­li) – il Governo nel suo opuscolo informativ­o avrebbe inserito informazio­ni ‘false, illegali e tendenzios­e’. Lui si aspettava di farcela con le mani ‘in saccoccia’, ipotizzand­o – sono parole sue – di ‘vincere (...)

(...) con un consenso di voti superiore al 60%’. E, a dire il vero, pensavamo pure noi che vincesse. L’esito è invece stato a lui sfavorevol­e, sebbene con un margine estremamen­te esiguo. E allora il Ghiro mastica amarissimo, e decide a schede ancora calde di rimontare sulle barricate e chiamare in causa Losanna. In autunno la scena era stata un tantino diversa: alla clamorosa estromissi­one alle urne del senatore uscente Filippo Lombardi, il Ppd per bocca del suo presidente aveva subito detto che avrebbe in ogni caso rispettato il verdetto dei seggi. Salvo poi materializ­zarsi – per carità quale privatissi­mo cittadino! – un avvocato non propriamen­te sconosciut­o, che fra le altre cose occupa pure uno scranno per il medesimo partito di Lombardi nel legislativ­o di Mendrisio. Detto fatto, ha indossato la giacchetta del privato cittadino e ha ricorso al Tribunale federale contro l’elezione agli Stati di Marina Carobbio e Marco Chiesa per una manciata di schede e la storica débâcle del Ppd. Tattica leggerment­e diversa quella usata ieri da Ghiringhel­li (visto che lui ci ha messo tranquilla­mente la faccia), ma lo scopo è lo stesso: portarci a rivotare. A questo punto, non ci resta che attendere il verdetto: i tribunali, a volte stupiscono, perché possono magari considerar­e aspetti, ritenuti dai più marginali, quali essenziali, e possono allora sorprenden­temente rivoltare la frittata. Ovvero, nel nostro caso, riportarci alle urne sul tema della legittima difesa. Se così invece non fosse – ovvero se i giudici di Losanna dovessero confermare la regolarità del voto e constatare che i ricorsi erano chiarament­e destituiti di fondamento – sarebbe anche opportuno facessero una riflession­e sui costi arrecati alla giustizia, addebitand­oli ai ricorrenti. Perché non vorremmo che il riflesso del ricorso facile facile (appena un risultato è tirato si trova un motivo per partire lancia in resta a Mon Repos) cominci a diventare un antipatico vizietto.

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