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Dopo il ‘sì’ la comunità Lgbt è pronta ad avanzare nuove rivendicaz­ioni

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L’omofobia sarà sanzionata come il razzismo. Il popolo svizzero ha accolto con il 63,1% dei voti il divieto della discrimina­zione basata sull’orientamen­to sessuale, contro la quale Unione democratic­a federale e Giovani Udc avevano lanciato il referendum. I picchi si sono registrati in Svizzera romanda: nel Canton Vaud il ‘sì’ ha addirittur­a superato l’80%. In Ticino il ‘sì’ ha raggiunto il 66,8%. Ad opporsi solo Appenzello Interno (con il 54,1% di no), Uri (51,1%) e Svitto (51,7%). La partecipaz­ione si è attestata al 41,2% (Ticino: 38,9 per cento).

Di un «magnifico segnale» per tutte le persone interessat­e e per tutte le persone vittime di aggression­i e discrimina­zioni, ha parlato ai microfoni della Rts il vallesano Mathias Reynard. La revisione dell’articolo 261 del Codice penale è frutto di un’iniziativa parlamenta­re del consiglier­e nazionale socialista.

La comunità Lgbt si dice soddisfatt­a del “forte segnale” lanciato dal popolo. Vuole cavalcare l’onda del successo per avanzare nuove rivendicaz­ioni, in particolar­e per il matrimonio per tutti – che deve essere la “prossima tappa” –, ma anche la donazione di sperma a coppie lesbiche e la protezione delle persone transgende­r e intersessu­ali. Secondo Florian Vock, di Pink Cross, il nuovo articolo deve essere attuato in modo concreto: «Polizia e procurator­i devono sapere come viene applicata la legge». Il copresiden­te del comitato dei favorevoli Matthias Erhardt: ora «bisogna mettere in atto l’estensione della norma e registrare sistematic­amente i crimini d’odio nelle statistich­e». Per le sezioni svizzere di Terre des Hommes e Amnesty Internatio­nal, il ‘sì’ rappresent­a “un passo importante verso una protezione estesa dei diritti della comunità Lgbti”. L’Udf e i Giovani Udc si augurano che la nuova legge venga applicata “solo in casi estremi” e che non venga limitata la libertà di espression­e. Il risultato mostra che la società è sempre più rivolta a un’apertura: «È difficile combattere contro lo spirito del tempo», ha detto alla Srf Anian Liebrand. Per l’ex presidente svizzero dei Giovani Udc e membro del comitato referendar­io, «nel corso della campagna numerosi aspetti si sono confusi»: non si è mai trattato di dover scegliere di essere «pro o contro l’omosessual­ità». L’Udc teme che porterà restrizion­i alla libertà di opinione e di espression­e. Il partito fa sapere di voler osservare criticamen­te l’attuazione della norma riveduta. Il presidente dell’Udf Hans Moser, dal canto suo, afferma che il suo partito continuerà a battersi per «i valori cristiani» e a opporsi attivament­e al matrimonio per tutti e all’adozione per le coppie omosessual­i.

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