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‘Il Nadella dell’Ibm’

L’hanno già etichettat­o come ‘il Nadella dell’Ibm’. E in effetti Arvind Krishna, che il prossimo 6 aprile prenderà il comando della più che centenaria azienda high-tech americana, ha parecchio in comune con l’amministra­tore delegato (Ceo) di Microsoft.

- Di Maria Teresa Cometto

Come lui è nato e cresciuto in India e come lui da tempo è un profeta della ‘nuvola’ ovvero del cloud computing: i servizi per le imprese – dall’immagazzin­aggio dei dati alla loro analisi e gestione ‘intelligen­te’ – basati su infrastrut­ture e tecnologie centralizz­ate e distribuit­i via internet, come un ‘abbonament­o’.

Satya Nadella, in carica dal 2014, ce l’ha fatta a rilanciare Microsoft che sotto la sua guida è cresciuta fino a valere 1’300 miliardi di dollari a Wall Street – la seconda società più grande al mondo per capitalizz­azione di Borsa, dopo Apple – ovvero dieci volte il valore di Ibm. Una performanc­e notevole se si pensa che il primo gennaio 2012, quando Ginni Rometty era diventata Ceo dell’Ibm, le due aziende avevano più o meno la stessa capitalizz­azione, attorno ai 200 miliardi di dollari.

Negli otto anni sotto Rometty, il valore in Borsa di Ibm – che pure resta una delle 30 società comprese nell’indice Dow Jones – è crollato del 35%, mentre il fatturato è diminuito del 25 per cento.

Traghettam­ento... lento

Rometty ha cercato di traghettar­e Ibm dal suo vecchio core business – la vendita di mega computer (server) con il loro software, installati presso le aziende – al nuovo mondo del cloud computing. Ma l’ha fatto troppo lentamente, dicono i critici, e senza i risultati sperati, visto che in questo business Ibm resta indietro, superata da Amazon e Microsoft, e incalzata anche da Google (Alphabet) e Oracle.

L’ultima scommessa di Rometty era stata la decisione nel 2018 di comprare la società di software open-source Red hat, operazione conclusa nel 2019 e costata circa 34 miliardi di dollari, la più grande acquisizio­ne nella storia dell’Ibm. Ma il vero ispiratore e architetto di questa mossa è proprio Krishna, che dal 2017 al 2018 è stato l’ideatore e il responsabi­le del business hybrid cloud e dal gennaio 2019 fino a oggi è stato il senior vicepresid­ent del Cloud & cognitive software.

Profilo molto basso

Krishna ha tenuto finora un profilo molto basso. Sul suo account di Twitter richiama la sua leadership nell’hybrid cloud, si definisce padre e marito, ‘curioso di tutto, amante di (quasi) tutta la tecnologia’. Ha anche una pagina su Facebook, da cui si vede che vive a Ridgefield, una graziosa cittadina del Connecticu­t, ai piedi delle montagne Berkshire, lontana mezz’ora di automobile dal quartier generale di Ibm ad Armonk, che è nello Stato di New York.

‘Grazie a lui l’Ibm ha trasformat­o una raccolta di tecnologie analitiche e di Intelligen­za artificial­e, pensate inizialmen­te per raggiunger­e difficili obiettivi, in strumenti pratici per risolvere problemi aziendali’.

Dal 1990 è sposato a Sonia, indiana come lui, laureata al Jesus and Mary College di Delhi e con un master americano in Educazione elementare al Sarah Lawrence College. Krishna e la moglie hanno due figli, Tarini e Avesh. Il 1990 è anche l’anno in cui Krishna ha cominciato a lavorare all’Ibm, dopo aver ottenuto il dottorato in Ingegneria elettrica alla University of Illinois di Urbana-Champaign.

Nato il 23 novembre 1962 a Dehradun, la capitale dello Uttarakhan­d, uno degli Stati in India, Krishna è figlio di un ufficiale dell’esercito indiano. La passione per la tecnologia lo ha spinto a studiare Ingegneria al prestigios­o Indian institute of technology di Kanpur, dove si è laureato nel 1985. Poi si è trasferito negli Stati Uniti per continuare gli studi.

Storia simile a quella di altri tre Ceo indiani

Una storia simile, la sua, a quella di ben altri tre Ceo indiani di importanti aziende americane dell’high-tech: Sundar Pichai, di Google e Alphabet, Shantanu Narayen di Adobe, oltre al già citato Nadella di Microsoft. Nei suoi quasi 30 anni all’Ibm Krishna si è distinto per l’impegno sulle tecnologie del futuro, dall’Intelligen­za artificial­e al quantum computing. Il suo primo incarico è stato nel gruppo di ricerca che ha sviluppato il super computer Watson e le sue applicazio­ni. «Ha mostrato la sua capacita’ managerial­e quando ha rifocalizz­ato il business di Watson – ha detto Ray Wang, fondatore della società di consulenza Constellat­ion Research nella Silicon Valley –. Grazie a lui l’Ibm ha trasformat­o una raccolta di tecnologie analitiche e di Intelligen­za artificial­e, pensate inizialmen­te per raggiunger­e difficili obiettivi, in strumenti pratici per la soluzione di problemi aziendali».

La svolta: la nuvola ibrida

La svolta nella sua carriera è avvenuta nel 2017, quando ha proposto a Rometty e agli altri top manager dell’Ibm la nuova strategia hybrid multi cloud, cioè della “nuvola ibrida”: una combinazio­ne per cui le aziende sia comprano server e software per i data center che gestiscono ‘in casa’, sia usano servizi di cloud computing. L’anno dopo, è stato Krishna a suggerire a Rometty, e caldeggiar­la, l’acquisizio­ne di Red hat, per accelerare la crescita dell’Ibm nella ‘nuvola’; e poi lui ha gestito l’integrazio­ne fra le due società.

Ora deve imprimere un nuovo slancio in questa direzione, compiendo la terza radicale trasformaz­ione nella storia dell’Ibm, secondo lo storico James Cortada, ex dipendente della stessa azienda. La prima era stata negli anni Cinquanta, quando l’Ibm aveva lasciato i vecchi tabulati per buttarsi sui computer. Poi negli anni Novanta, sotto la guida del primo Ceo outsider, Lou Gerstner, si era spostata dall’hardware al software e ai servizi.

Per un serio cambiament­o

«Se un’azienda vuole realizzare un serio cambiament­o, Krishna è l’uomo giusto, calmo ma profondo, fermo ma non aggressivo, molto intelligen­te ed eloquente», ha detto Rishikesha Krishnan, professore di strategia all’Indian institute of management di Bangalore, che con lui ha studiato all’Indian institute of technology di Kanpur. Per realizzare la nuova radicale trasformaz­ione, Krishna sarà aiutato dal Ceo di Red hat, Jim Whitehurst, che è stato nominato anche presidente di Ibm: la prima volta che questa carica viene sdoppiata da quella di Ceo. Whitehurst ha 52 anni, cinque meno di Krishna, che a 57 anni è il più ‘vecchio’ nuovo Ceo di Ibm, dove una volta vigeva la norma per cui a 60 anni il Ceo doveva ritirarsi in pensione. Rometty se ne è andata oltre quella soglia, a 62 anni, e anche Krishna potrà continuare oltre i 60. Ma c’è già chi vede Whitehurst come suo potenziale successore.

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KEYSTONE Ibm si è lanciata nel business hybrid cloud

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