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Dalle bollicine alla mela morsicata

Dove vent’anni fa regnava Coca-Cola, oggi ha preso lo scettro Apple. Dalle bollicine più bevute al mondo alla mela morsicata, che con il suo sistema di prodotti a marchio fa proseliti e macina record in Borsa.

- Di Francesca Gambarini

Eccoli, i due brand globali più ricchi e potenti, osservati a vent’anni di distanza. Un’istantanea che è insieme il racconto di come sono cambiati i consumi e le strade dei business, nel secolo dominato dalla tecnologia e dalla rivoluzion­e nel rapporto tra marca e cliente: sempre più personaliz­zato e votato all’esperienza.

Riavvolger­e il nastro di un ventennio di storie aziendali, tra fortune e sventure, è possibile confrontan­do le classifich­e Best Global Brands – i marchi a maggior valore economico del mondo – stilate a partire dal 2000 dalla società di consulenza Interbrand.

Sul podio nel corso di 20 anni

Allora sul podio c’erano anche Microsoft e Ibm. Vent’anni e venti classifich­e dopo, la triade si compone di Apple, Google e Amazon.

«La maggior parte dei brand oggi ai vertici della classifica non è più ascrivibil­e a uno specifico settore – analizza Manfredi Ricca, responsabi­le globale della strategia di Interbrand –: sono realtà che navigano in settori sempre più differenzi­ati, nei quali propongono esperienze diverse, ma caratteriz­zate dai medesimi principi. Apple spazia dall’hardware ai sistemi di pagamento, passando per l’intratteni­mento: il denominato­re comune è l’offerta di un’esperienza coerente, con un’unica filosofia, alimentata dai medesimi dati».

Chi sale, chi scende e chi resiste

L’azienda di Atlanta e quella di Redmond vincono però la medaglia della ‘resistenza’: in vent’anni sono sempre rimaste nella top ten. Entrambe sono cambiate, e molto, dall’inizio del secolo.

Coca Cola ha di recente inglobato aziende di tè biologico e punta sull’acqua, con l’ultimo colpo messo a segno comperando l’italiana Lurisia. Microsoft ha recuperato sui concorrent­i puntando sul cloud per aziende, dopo essere entrata nel mondo social con l’acquisizio­ne di LinkedIn. Il tutto grazie alla visione del Ceo Satya Nadella.

L’azienda di Atlanta e quella di Redmond vincono però la medaglia della ‘resistenza’: in vent’anni sono sempre rimaste nella top ten. Entrambe sono cambiate, e molto, dall’inizio del secolo.

In classifica si sono succedute le sorti alterne di aziende che hanno fatto la storia degli ultimi vent’anni. Come Kodak, spazzata via dalla rivoluzion­e digitale delle foto, o Nokia, il ‘telefonino’ per eccellenza dei primi anni 2000, che non ha saputo affrontare l’avvento dello smartphone. Ma ci sono anche casi di successo: da Lego, i mattoncini amati ancora nell’epoca dei videogioch­i, a Samsung, che da produttore di chip è diventato concorrent­e di Apple.

I bilanci

E i bilanci? Dai 988 miliardi di dollari di valore all’inizio del secolo, nel 2019 le top cento hanno sfondato quota 2mila miliardi, con un tasso di crescita composto annuo del 4,4%: ben più del Pil globale.

Ora, nell’epoca delle scelte ultraperso­nalizzabil­i, dello shopping social (si compra con un’icona su Instagram) e frictionle­ss (basta un clic), a macinare ricavi sono le aziende che sanno pianificar­e le strategie che Interbrand chiama ‘mosse iconiche’.

Dice Ricca: «Oggi le aspettativ­e delle persone si evolvono molto più rapidament­e delle aziende. Vengono premiate le organizzaz­ioni che restano costanteme­nte in contatto con le persone, non solo analizzand­o i dati, ma intuendone il significat­o profondo e anticipand­o i grandi mutamenti di scenario». Quando una strategia di branding funziona, ha come risultato un temporaneo monopolio, riconoscib­ilità e buoni risultati di business.

I marchi rilevanti

«I marchi più rilevanti sono, da sempre, storie in evoluzione, capaci di contribuir­e al dibattito sociale, culturale e politico – osserva Ricca –. Per questo non ha più molto senso parlare di posizionam­ento, meglio dire ‘traiettori­e’. Amazon è divenuta il gigante che è attraverso mosse che hanno ridefinito le nostre aspettativ­e, pensiamo a Prime o Kindle o all’acquisizio­ne di Whole Foods, per trasformar­si in ciò che Bezos chiama l’everything store. Semplifica­ndo, il cambiament­o nel modo in cui si sviluppa un brand è simile al passaggio dalla fotografia al cinema».

L’innovazion­e è un filo rosso e una delle forze propulsive rintraccia­bile in tutte e venti le classifich­e. Sale chi sa leggere le novità, chi le anticipa. Gli altri perdono posizioni. Che peso avranno, allora, nel marketing di domani, intelligen­za artificial­e e realtà aumentata?

«Per effetto di aziende-ecosistemi come Google o Apple, è impression­ante la rapidità di adozione di tecnologie sofisticat­e, per esempio il riconoscim­ento vocale – conclude Ricca –. L’impatto immediato è il cambiament­o dei termini di confronto.

Oggi è sempre più difficile per un utente accettare il fatto che stipulare un mutuo non sia semplice quanto comporre una playlist su Spotify. L’anno scorso, nel corso di un nostro studio, un consumator­e si è lamentato del fatto che non fosse possibile acquistare una casa su Amazon». Magari, è solo questione di tempo.

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KEYSTONE Un marchio che resiste da vent’anni nella top ten

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