Boom dello Sinn Fein alle urne in Irlanda
La maggioranza assoluta dei seggi resta lontana e verosimilmente non andrà al governo, ma il nuovo Sinn Fein a trazione femminile di Mary Lou McDonald è da ieri un attore chiave della politica di un’Irlanda alle prese con la Brexit dell’incombente vicino britannico. Exit poll e primi dati reali alla mano, il partito della sinistra nazionalista – bollato come braccio ideologico della guerriglia della disciolta Ira all’epoca sanguinosa dei Troubles, fra repressione e attentati – esce in veste di vero vincitore dalle elezioni irlandesi, testa a testa per la prima volta nella storia con le due formazioni europeiste di centro-destra tradizionalmente dominanti nella Repubblica: il Fine Gale (Ppe) del premier Leo Varadkar e il Fianna Fail (liberal-populista) di Micheal Martin.
Il macchinoso meccanismo di voto – sullo sfondo di un sistema proporzionale trasferibile non permetterà d’avere un risultato consolidato prima di domani e la proclamazione ufficiale più in là. Ma l’anticipazione dell’exit IpsosMRBI (22,4% al partito di Varadkar, 22,3 a quello della McDonald, 22,2 a quello di Martin) segnala un eclatante pareggio virtuale a tre, con distacchi statisticamente irrilevanti. Il primo dei 160 seggi in palio è andato al Fianna Fail, anche se alcune proiezioni citate dall’Irish Times inducono il Fine Gael a confidare di poter restare il primo partito per numero di deputati: e di lasciare quindi sulla poltrona di primo ministro il modernizzatore Varadkar, il più giovane capo di governo del Paese, moderato se non conservatore in economia e politica estera, primo gay dichiarato, primo figlio di padre immigrato e protagonista della legalizzazione dell’aborto in quella che fu la cattolicissima isola verde.
A fare il pieno, viste le posizioni di partenza, è indiscutibilmente lo Sinn Fein, che potrebbe eleggere 36 dei soli 42 candidati presentati.
Risultati resi possibili, stando a numerosi analisti, soprattutto dalla piattaforma sociale ed economica di sinistra radicale proposta dallo Sinn Fein su temi sensibili come sanità o caro alloggi, in nome della lotta a quelle disuguaglianze che il rilancio del Pil e dei dati sull’occupazione di questi anni non è riuscito a stemperare e a colpi d’invocazioni a una maggiore spesa pubblica in stile corbyniano. E meno dal fatto di aver innalzato da sempre la bandiera del sogno dell’unificazione con l’Irlanda del Nord.