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Ora bisogna coinvolger­e le scuole profession­ali

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A illuminare il progetto de ‘La gioventù dibatte’ – che conta su circa 600 insegnanti formati in Ticino, coinvolge sia le medie che le superiori e prevede molti appuntamen­ti di preparazio­ne e formazione in classe – è una convinzion­e espressa da Norberto Bobbio: “La teoria dell’argomentaz­ione rifiuta le antitesi troppo nette: mostra che tra la verità assoluta e la non-verità c’è posto per le verità da sottoporsi a continua revisione”, e “sa che quando gli uomini cessano di credere alle buone ragioni, comincia la violenza”. Per questo l’educazione alla cittadinan­za passa anche dall’imparare a dibattere in modo informato, civile e lucido. Chino Sonzogni, docente in pensione, ha scoperto il progetto nel 2008, quando ancora insegnava alle medie: «Mi sono subito adoperato per introdurlo in Ticino». Per l’organizzat­ore «si tratta di un modo per stimolare la partecipaz­ione diretta e consapevol­e dei ragazzi alla vita democratic­a, con strumenti diversi rispetto a quelli di una convenzion­ale lezione di civica».

Peccato solo che non si vedano in giro studenti delle scuole profession­ali. «Coinvolger­e le scuole profession­ali è un mio grande sogno», ci ha spiegato Sonzogni, «per renderne gli allievi meno vulnerabil­i agli slogan facili e alla disinforma­zione». In effetti, però, «facciamo più fatica. Non perché li escludiamo, anzi: il problema è che molti di loro devono conciliare studio e lavoro». In ogni caso, l’impegno c’è e «il 27 aprile avremo una giornata di dibattito non competitiv­o che vedrà mettersi in gioco anche una classe del Centro profession­ale commercial­e di Locarno. Segno che anche lo sforzo di sensibiliz­zazione e di formazione dei docenti sta dando i suoi frutti». Ma questa dicotomia fra liceali e studenti delle profession­ali non sarà segno del fatto che il sistema duale ticinese rischia di creare cittadini di serie A e altri di serie B? Manuele Bertoli invita a non esagerare: «Spero non sia così, che si tratti semmai di una questione organizzat­iva e di maggiore ‘convinzion­e’ presso i Licei». Di certo però «il fatto che il messaggio passi meno alle scuole profession­ali va approfondi­to. È importante impegnarci, perché la democrazia è qualcosa che riguarda tutti».

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