Trump irrompe nelle primarie
Washington – Hanno già i loro problemi, e si presenta Donald Trump. Ieri il presidente è volato nello New Hampshire dove oggi si terranno le primarie democratiche per le presidenziali di novembre.
E mentre i suoi avversari cercheranno innanzitutto di rimediare al fiasco dei caucus dell’Iowa, il presidente ha aperto le danze annunciando una manovra di bilancio da 4’800 miliardi di dollari fatta di tagli alla spesa sociale per dare più soldi a difesa, riduzione delle tasse e completamento del muro col Messico.
“Sono qui per scuotere un po’ i democratici e la loro noiosa campagna”, ha ironizzato.
Nello New Hampshire, i sondaggi prevedono uno scenario simile a quello prodotto dall’Iowa: un testa a testa tra Bernie Sanders (che laggiù ha vinto il voto popolare) e pete Buttigieg (al quale è andata la maggioranza dei delegati). “Noi siamo i migliori per sconfiggere Donald Trump, grazie alla natura della nostra campagna e il sostegno diffuso di una rete di piccoli finanziatori, a differenza dei miei avversari”, ha detto il senatore socialista del Vermont negli ultimi comizi, riferendosi, senza nominarlo a Buttigieg: “Io non ricevo contributi dai Ceo di case farmaceutiche o dai tycoon di Wall Street. Voi siete i miei finanziatori”.
Sullo sfondo Joe Biden ed Elizabeth Warren che in New Hampshire rischiano una nuova sconfitta. In particolare, Biden pare avere messo in conto un nuovo flop, ormai rivolto agli stati del sud dove spera di avere la meglio grazie all’elettorato afroamericano, lui che è stato per otto anni il braccio destro del primo presidente nero degli Stati Uniti, Barack Obama.
Intanto la manovra 2021 di Trump, che dovrà essere approvata dal Congresso, contiene in particolare una riduzione dell’assistenza ai giovani che chiedono prestiti per l’università, dei fondi per l’edilizia popolare, dei buoni pasto per le classi più disagiate e delle prestazioni del Medicaid, il programma per l’assistenza dei più anziani.
Tutto questo a favore di oltre 740 miliardi di dollari di spese militari e 590 miliardi in altre spese. Una finanziaria però – obiettano i detrattori – che si basa su stime di crescita dell’economia eccessivamente ottimistiche. Numeri che indicano un 3 per cento nell’arco di 15 anni contro le previsioni che parlano di un livello inferiore al 2 per cento.