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Mauro Harsch: ‘Lo abbiamo scelto per la sua fama ed esperienza’

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Per ogni euro speso nell’organizzaz­ione di eventi culturali se ne generano 2,65 nell’economia locale. È quanto emerge da uno studio pubblicato la scorsa estate dall’istituto di ricerca Rsm-Makno basandosi su alcune manifestaz­ioni italiane. Delle ricadute positive che il completame­nto del ‘Villaggio della musica’ potrebbe avere (oltre all’auditorio, con un milione aggiuntivo l’associazio­ne vorrebbe acquistare e ristruttur­are un albergo) ce ne parla il presidente del comitato direttivo di Ars Dei Mauro Harsch, a cui sottoponia­mo alcune domande. Ad esempio perché chiedere proprio a Mario Botta invece di organizzar­e un concorso di idee. «L’idea ci è venuta proprio perché alcuni nostri amici erano venuti in Ticino appositame­nte per visitare le opere di Botta. Da una parte quindi per il richiamo che ha: in fondo è il ticinese più conosciuto al mondo. In più abbiamo pensato che una sala da concerto è un’opera molto delicata. Chi la progetta deve avere una certa esperienza a livello architetto­nico, acustico e artistico. Ci tengo però a sottolinea­re che nella realizzazi­one di questo progetto o in altri ci sarà la possibilit­à di coinvolger­e profession­isti giovani e/o della zona».

Per quanto riguarda la futura gestione della ‘Casa della musica’, Harsch spiega che pur trattandos­i di una struttura aperta al pubblico l’intento è quello di darla in mano a una fondazione privata che si occuperà proprio della sua conduzione. Il presidente dell’associazio­ne rassicura inoltre chi teme che la costruzion­e possa sfigurare a livello paesaggist­ico. «Quando Botta è stato a Sobrio ha proposto che la sala sbucasse dal terreno. Per ora si tratta di una possibilit­à», sottolinea. Lo stesso vale per i posteggi che, mezzi finanziari permettend­o, potrebbero essere realizzati sottoterra. In ogni caso, aggiunge Harsch, se è vero che la sala è pensata per 200 persone, è anche vero che sull’arco dell’anno non saranno molti i concerti che attirerann­o così tante persone. «Non genereremo caos», assicura. In compenso l’intento è quello di generare indotto economico sul territorio (nella frazione è ad esempio presente un’osteria) e in futuro, grazie alla messa in rete con altri villaggi in tutta Europa, anche posti di lavoro.

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