Da Scorsese a Bong Joon-ho
‘Parasite’ è il primo film non in lingua inglese a vincere il più prestigioso degli Oscar
A sorpresa, il regista sudcoreano ha superato Sam Mendes, Quentin Tarantino e Martin Scorsese, applaudito nonostante il suo ‘The Irishman’ non abbia vinto nulla
“Quanto sono cambiati gli Oscar negli ultimi 92 anni! Nel 1929 non c’erano attori neri tra i candidati” ha chiosato Steve Martin. “Nel 2020 ne abbiamo uno” ha ribattuto Chris Rock. Ed è difficile dargli torto: sembra che l’unico risultato ottenuto dalle rivendicazioni delle minoranze sia il non aver un presentatore: per il secondo anno, l’Academy ha preferito non affidare la conduzione della notte degli Oscar a qualcuno che, quasi inevitabilmente, sarebbe stato accusato per qualche commento poco rispettoso fatto in passato. Ecco quindi Chris Rock e Steve Martin sul palco solo per il celebre monologo (in questo caso di coppia) introduttivo, peraltro preceduti dalla cantante Janelle Monáe con uno show a dir poco esplosivo e ricco di rimandi a film e interpreti nel quale la “black queer artist” non ha risparmiato critiche sulla scarsa diversità delle nomination. Peraltro lei era nel cast di ‘Moonlight’ di Barry Jenkins che – strappando l’Oscar per il miglior film a ‘La La Land’ con un errore che passò alla storia – nel 2016 sembrò dare un po’ di speranza per un’Academy più equa e aperta.
Chris Rock e Janelle Monáe hanno certamente ragione, nel dire che troppo poco è cambiato, ma allo stesso tempo questi Oscar 2020 si segnalano per alcune conquiste che vanno al di là delle semplici parole – senza nulla togliere ai discorsi pronunciati durante la serata, tra cui quello del miglior attore Joaquin Phoenix (miglior attrice è invece Renée Zellweger per ‘Judy’). Il protagonista di ‘Joker’ è passato dalle diseguaglianze di genere ai diritti degli animali all’amore e alla compassione come chiave di svolta per l’umanità – ma Phoenix non è stato certo il solo, ad approfittare della cerimonia degli Oscar per lanciare un messaggio o anche solo per togliersi qualche sassolino dalla scarpa (vedi Brad Pitt e il suo “mi hanno dato pochi secondi a disposizione, comunque più di quelli che il Senato ha concesso ad alcuni testimoni nel processo di impeachment di Trump”).
Siamo al finale, al premio più prestigioso: l’Oscar per il miglior film, quello che – riprendiamo le parole di Jane Fonda cui è spettato l’annuncio – più di tutti ha ispirato e reso consapevole il pubblico. “And the Oscar goes to…” pochi interminabili secondi di attesa e con un sorriso ha pronunciato ‘Parasite’. Si tratta del primo film non in inglese che abbia mai conquistato quel riconoscimento, riuscendo dove in passato si erano fermati, tra gli altri, ‘La vita è bella’ di Benigni, ‘Amour’ di Haneke e giusto un anno fa ‘Roma’ di Cuarón. Una vittoria inaspettata – e non certo perché il film non la meriti, anzi: è un capolavoro, Palma d’Oro a Cannes e premiato in tutto il mondo. Solo che, appunto, i film in lingua straniera difficilmente riscuotono i favori dei membri dell’Academy. Le cose, per fortuna, stanno cambiando – anche se certo non si può pensare che gli Oscar cessino di essere una manifestazione incentrata sul cinema statunitense. Bong Joon-ho ha anche vinto il premio come miglior regista – ma di questo parleremo dopo. Prima, altri due primati di questi Oscar 2020: a dirigere l’orchestra c’era, per la prima volta, una donna, l’irlandese Eimear Noone. E sempre in ambito musicale, l’Oscar per la miglior colonna sonora è andato per la prima volta a una compositrice: la violoncellista Hildur Guðnadóttir, autrice delle musiche di ‘Joker’. E ‘Joker’ ci porta alle delusioni: dato per favorito con 11 nomination, il film di Todd Phillips ha conquistato solo due Oscar, come ‘C’era una volta a… Hollywood’ di Tarantino (miglior scenografia e il già citato Brad Pitt). ‘1917’ di Sam Mendes tre, ma tutti nelle categorie tecniche (fotografia, suono ed effetti speciali).
E neanche una statuetta per ‘The Irishman’ di Martin Scorsese, nonostante le 10 nomination. Un altro capolavoro: chissà cosa ha portato i membri dell’Academy a ignorarlo completamente: forse lo stile “classico” della pellicola, forse il fatto che fosse prodotta da Netflix (ma lo stesso, un anno fa, per il pluripremiato ‘Roma’). Così ‘Parasite’ torna, anche in Ticino, in sala, ‘The Irishman’ rimane su Netflix ma Scorsese ha avuto comunque una sua ovazione, quando un frastornato Bong, convinto di aver esaurito il suo compito dopo l’Oscar al miglior film internazionale e richiamato sul palco da Spike Lee per la miglior regia, ha reso omaggio a quello che considera un maestro.