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Più sensibili, ma c’è ancora tanto da fare

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Si può fare di più. Il 23% delle 525 imprese censite in Ticino dalla Supsi si interessa alla Corporate social responsibi­lity (Csr), almeno a giudicare dal suo sito web, e il 14% compila un rapporto di sostenibil­ità. Il margine di migliorame­nto è ampio, anche perché una cosa è la comunicazi­one, un’altra i fatti. Ma allora cosa ci dice davvero il progetto Smart, sviluppato insieme alle province italiane di confine nell’ambito della collaboraz­ione Interreg? Il rapporto ha fatto inventario di quante e quali aziende si impegnino nell’ambito della Csr; fra le altre cose, servirà da canovaccio per il gruppo di lavoro Csr Ticino, che riunisce Supsi e rappresent­anti dell’impresa. A coordinare il ramo ticinese di Smart è Jenny Assi, docente ricercatri­ce del Dipartimen­to di economia aziendale, sanità e sociale Supsi, che ce lo spiega così: «L’obiettivo era quello di studiare il quadro di riferiment­o sulla Csr a livello regionale. Poi abbiamo monitorato l’impegno delle imprese, trovando 14 indicatori che potrebbero essere usati per promuovere e misurare il tema anche a livello di piccole e medie imprese» (in aree come governance, rapporto con fornitori e clienti, gestione delle risorse umane, rapporti con la comunità e ambiente). La conclusion­e è che la sensibilit­à cresce, e così pure la richiesta di formazione sul tema: «Il nostro gruppo ha offerto corsi specifici su questi argomenti, oltre a un corso di post-formazione in Csr con 30 partecipan­ti, 15 dei quali ticinesi», spiega Assi.

Ma serve ancora un cambio di paradigma collettivo per valorizzar­e, oltre agli azionisti (shareholde­r), anche i lavoratori e le comunità (stakeholde­r). Solo così – ad esempio se i consumator­i staranno più attenti a quello che comprano e le aziende ne recepirann­o le nuove priorità – la responsabi­lità sociale potrà coniugarsi col profitto. Belle parole a parte, ci arriveremo? «Vediamo una sensibilit­à e un’attenzione crescenti, sia da parte delle imprese che degli individui», nota la ricercatri­ce: «Bisogna però ancora superare alcune contraddiz­ioni: ad esempio vediamo che i millennial sono sempre più disposti a premiare i prodotti sostenibil­i, ma il prezzo continua a costituire una discrimina­nte importante e le contraddiz­ioni non mancano».

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TI-PRESS Jenny Assi (Supsi)

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