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Joe Biden cambia aria

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Washington – Joe Biden ha lasciato perdere. Ben prima che chiudesser­o i seggi delle primarie democratic­he nel New Hampshire, l’ex vicepresid­ente ha preso un volo per il South Carolina, dove spera di rifarsi il 29 febbraio grazie all’elettorato nero. “Ho preso una bastonata in Iowa e probabilme­nte ne prenderò un’altra in New Hampshire”.

E, infatti, tutti i sondaggi della vigilia davano anche per questa consultazi­one (chiusasi quando in Svizzera era l’una di notte) un esito analogo a quello dei caucus in Iowa: un duello tra Bernie Sanders

e Pete Buttigieg, divisi all’anagrafe da 40 anni e politicame­nte dalla contrappos­izione tra una piattaform­a socialista e una moderata.

Dietro a loro, il gruppetto di inseguitor­i guidato da Amy Klobuchar, data in ascesa, all’11,7%. La senatrice aveva già vinto il voto notturno in alcuni villaggi del Nord, quattro gatti, per la verità. Elizabeth Warren e Biden ancora più indietro.

In palio c’erano solo 24 dei 1’990 delegati necessari per la nomination; un nuovo successo o una nuova sconfitta avrebbero un peso politico ben maggiore. Lunedì sera i candidati hanno chiuso la campagna con gli ultimi comizi, concerti, selfie e strette di mano, dopo essersi scambiati attacchi più personali. Buttigieg si è giocato l’asso dell’endorsemen­t di Kevin Costner, che nel 2008 aveva appoggiato Barack Obama. Per Sanders, che ha chiuso la campagna con la giovane star del partito democratic­o Alexandra Ocasio-Cortez, si trattava invece di consolidar­e non solo il suo ruolo di frontrunne­r ma anche di chiudere la partita a sinistra con Warren.

E in agguato resta Michael Bloomberg, che sembra preoccupar­e Trump più degli altri. Come confermere­bbe l’attacco velenoso rivolto ieri a “mini Mike”: lo ha accusato di essere “un razzista totale” postando l’audio con i suoi commenti inediti a difesa della controvers­a prassi dello ‘stop and frisk’ (ferma e perquisisc­i) che colpiva le minoranze e che attuò come sindaco di New York. Poi però Trump ha rimosso il tweet, forse pensando che poteva diventare un boomerang: e non solo per le sue numerose uscite a sfondo razzista ma anche perché in passato si era dichiarato a favore di questo metodo. Bloomberg gli ha replicato: “Il suo attacco riflette il suo timore per la forza della mia campagna. Non fare errori presidente: non ho paura di te”. E siamo solo a febbraio.

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KEYSTONE Ci vediamo poi

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