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Identità recuperata. Sul filo…

Verbano ai quarti, seppur col fiatone. Dai fasti di novembre al gennaio da incubo. Nello spareggio di Davos ‘il pieno di energia’.

- Di Marzio Mellini

Settimi, in volata, sotto lo striscione di un traguardo che sembrava vicino, poi lontano. Ce l’ha fatta, alla fine, il Verbano, ad agganciare i playoff. Ha vinto a Davos il duello che doveva per forza far suo, con un colpo di coda decisivo che lancia la squadra di Michel Betrisey nei quarti. Li può affrontare a cuor leggero, senza il fardello sulle spalle della pressione delle ultime settimane. «Tutto sommato – ricorda il coach del Vuh – è stato anche bello arrivare alla fine a giocarsi tutto contro il Davos, in un incontro da ‘dentro o fuori’, perché sono sfide che ti aiutano a crescere, a ricompatta­rti, ad assumerti le responsabi­lità del caso. È come una finale, la devi vincere per forza».

È andata bene, ma un finale così palpitante lo si poteva anche evitare. «Sapevamo che avremmo dovuto iniziare il campionato con il piglio giusto, perché il calendario in avvio ci sottoponev­a partite importanti, da vincere, per mettere fieno in cascina. Abbiamo cominciato molto bene, abbiamo creato un’identità di gioco, mantenuta fino a novembre. Poi abbiamo pagato il conto agli infortuni e alla partenza di alcuni giovani per il servizio militare. Queste situazioni le abbiamo sofferte, e così siamo arrivati alla canna del gas. Già la rosa non era ampissima, ma in certi momenti, penso soprattutt­o a gennaio, eravamo proprio al limite, con tanti giocatori importanti indisponib­ili, su tutti Alex Zalesny e Michael Lax, assente anche domenica a Davos. Le tante defezioni hanno determinat­o un finale di stagione tribolato». Tra il penultimo turno e lo ‘spareggio’ di domenica, un vuoto da riempire... «La sosta ci ha fatto bene. Ci ha permesso di recuperare un paio di giocatori, e di rifare il pieno di quelle energie mentali che erano venute meno in gennaio, per effetto delle sei sconfitte di fila che avevamo accusato. Ci mancavano le energie e la foga che avevamo invece tra settembre e novembre. Abbiamo lavorato tanto sulla grinta, sui duelli, più che su questioni tattiche. Si trattava di svoltare sul piano mentale per uscire da quella forma di appagament­o dovuta all’ottimo inizio di campionato e a un girone d’andata che ci ha fruttato 28 punti. Un bottino che nelle precedenti stagioni garantiva già l’accesso ai playoff. Quest’anno, per contro, la linea si è alzata».

Ticinesi un po’ altalenant­i

Il contributo degli stranieri è stato determinan­te. Zalesny (43 punti, 23 gol e 20 assist) ed Eskelinen (42, 13-29) hanno chiuso all’ottavo rispettiva­mente nono posto nella classifica marcatori. «Hanno fatto quanto mi aspettavo. Michael Lax ha portato tantissima qualità e una mentalità vincente. È stato un esempio per i compagni, per tutta la stagione. Zalesny, al solito, porta in gruppo agonismo, fame e tanti gol. Peltola inizialmen­te era un po’ un’incognita, ma si è rivelato una bella sorpresa. Dai ticinesi, devo dire che mi aspettavo qualcosa in più. Era un mio obiettivo fare sì che dessero un contributo maggiore alla causa, ma forse serve più tempo affinché succeda, mi riferisco soprattutt­o ai giovani. Le traversie che hanno condiziona­to il rendimento della squadra (Eberli si trascina problemi alla schiena, Alex Castellani ha perso alcuni mesi per una frattura alla mano) non hanno permesso ad alcuni giocatori di esprimersi al livello di cui sono capaci. Il loro rendimento è stato altalenant­e. Quanto ai giovani ticinesi, erano tutti alla prima annata di Lnb e hanno dovuto fare apprendist­ato. Hanno faticato, all’inizio, ma alla fine la loro crescita si è vista. Due di loro erano titolari anche a Davos, dove sono giunti preparati proprio perché hanno disputato praticamen­te tutta la stagione da protagonis­ti in campo». I playoff sono sinonimo di salvezza. E ora? «Il primo obiettivo lo abbiamo raggiunto, ora vediamo di onorarli al meglio. Dopo Davos ho avuto la sensazione che sia tornata la benzina di inizio stagione. Il Turgovia è un avversario molto duro, ma venderemo cara la pelle. Qualcosa da dire ce l’abbiamo. Non possiamo che affrontare un match alla volta per dare loro fastidio, ritrovando l’attitudine messa in campo domenica, in occasione di una delle nostre tre migliori prestazion­i stagionali, a livello di concentraz­ione e voglia di vincere. Vogliamo porre delle domande agli avversari alle quali non sanno trovare una risposta. La pressione è tutta dalla loro parte. È da qualche anno che tentano la scalata in Lna».

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TI-PRESS/CRINARI Betrisey: ‘A Davos ho avuto la sensazione che sia tornata la benzina che ci spingeva a inizio stagione’

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