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Crisi d’astinenza

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Massagno, interno notte, divano, Netflix. A un certo punto si blocca il mondo (o almeno Scorsese, ed è anche peggio). “Si è verificato un errore”, riportano tutti i dispositiv­i. Calma, un momento, ragioniamo. Hai provato a spegnere e riaccender­e? Certo, sei volte. L’unico risultato è che la scatoletta dell’internet dice di contattare il servizio clienti. Solo che Google non va, come lo trovi il numero? Non c’è verso neanche con la rete mobile. A quel punto il cuoricino millenial attraversa tutte le fasi del lutto: negazione («non è possibile»), rabbia («cos’ho fatto di male?»), contrattaz­ione («se ne esco, giuro che smetto con Facebook»), depression­e («senza le repliche di Mad Man non è nemmeno vita»), infine, l’accettazio­ne: «Vabbè, leggiamo un libro». Nell’avvicinars­i al frigo per una birra di conforto, però, sorge il dubbio: cosa sarebbe successo se la panne fosse arrivata in piena internet delle cose, quando non solo questo frigorifer­o, ma anche le auto e i macchinari medici potrebbero essere ‘spenti’? «Un anello debole può mettere a rischio l’intera catena», spiega il docente Supsi Alessandro Trivilini. L’«interdipen­denza» rende necessario «un piano di alfabetizz­azione digitale per preparare le persone a eventuali problemi», ma soprattutt­o «sistemi di sicurezza e piani di risposta agli incidenti: se siamo tutti interconne­ssi dobbiamo agire come fossimo un’orchestra». Ore 00.10. Torna il servizio. Ore 00.11: centinaia di insulti sui social. L’orchestra ancora non c’è, ma il coro non manca.

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