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Salvini a processo

Caso Gregoretti, il Senato boccia l’ordine del giorno della destra per negare l’autorizzaz­ione a procedere

- Ansa/red

Per i 131 migranti bloccati a luglio durante 4 giorni sulla nave militare sarà ora il Tribunale ordinario di Catania a dover pronunciar­si

Roma – Via libera del Senato al processo per Matteo Salvini sul caso Gregoretti. I senatori hanno bocciato l’ordine del giorno di Forza Italia e Fratelli d’Italia, che fino all’ultimo hanno provato a salvare l’ex ministro dall’accusa di sequestro per i 131 migranti bloccati a luglio per 4 giorni sulla nave militare, prima di poter sbarcare ad Augusta. Invano. Si chiude così una partita con un finale già scritto. Lo sa bene il leader della Lega. Parla in aula un po’ a fatica e riconosce che contro di lui i “numeri della maggioranz­a sono evidenti” ma tiene il punto: “Ho fatto il mio dovere. La difesa dei confini nazionali è un sacro dovere. Sono tranquillo e orgoglioso: lo rifarò appena torno al governo”. E rilancia: “Se ci deve essere un processo, che ci sia”. Alza le mani il ‘capitano’ pronto ad affrontare il tribunale e chiede ai suoi parlamenta­ri di non opporsi. Loro eseguono “per rispetto”: non partecipan­o al voto ed escono dall’aula. L’esito definitivo arriva in serata: l’ordine del giorno si ferma a 76 ‘sì’, ma non bastano. La maggioranz­a invece si compatta e in 152 lo respingono. Dunque, senza nessun soccorso rosso (che non c’è stato nemmeno da Italia viva, come qualcuno sospettava), il caso Gregoretti finisce all’opposto di quello della Diciotti, stoppato un anno fa dal ‘no’ ottenuto con il sostegno del M5s, allora alleato di Salvini. Il processo all’ex ministro dell’Interno nell’ambito dell’inchiesta sui migranti bloccati sulla nave Gregoretti sarà dunque celebrato davanti al Tribunale ordinario di Catania. La sezione verrà determinat­a dal tipo di reato contestato: quella che, appunto, tratta i sequestri di persona. Del collegio giudicante non potranno fare parte però i magistrati del Tribunale dei ministri che hanno chiesto l’autorizzaz­ione a procedere nei confronti dell’allora ministro. L’iter sarà ordinario, con tre gradi di giudizio. L’accusa sarà sostenuta in aula dalla Procura distrettua­le di Catania, diventando l’ennesimo paradosso di questa storia: la Procura etnea in effetti si era già pronunciat­a per l’archiviazi­one del caso Gregoretti, ritenendo che non esistano gli estremi del sequestro di persone. Ora il rischio per Salvini è che in caso di condanna in primo grado scatti la legge Severino, con conseguent­e sospension­e o decadenza dalla carica di senatore. La normativa prevede infatti la sospension­e per le cariche politiche condannate per alcuni reati. Tuttavia Salvini potrebbe essere ugualmente eletto in caso di nuove elezioni, anche dopo una condanna in primo grado, poiché non sarebbe incandidab­ile. In seguito però rischiereb­be di essere sospeso dalla carica.

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KEYSTONE Il ‘capitano’ rilancia: lo rifarò appena torno al governo

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